L’efficienza istituzionale delle realtà di limitate dimensioni favorisce straordinari successi sul piano economico. In questo quadro, ai paesi grandi non resta che la strada di una trasformazione federale.
22 Dicembre 2006
Argomenti / Diritto e Regolamentazione , Economia e Mercato , Politiche pubbliche
Antonio Martino
Nel mondo di oggi vige una sorta di pensiero unico che individua nell’unità amministrativa dello Stato l’unico strumento per preservare culturalmente la nazione, per difendere l’unità della nazione, ignorando come uno Stato inefficiente, centralista, burocratizzato, oppressivo ed in qualche caso anche corrotto, difficilmente possa offrire ai suoi cittadini il desiderio di identificarsi con esso.
Gli Stati di ampie dimensioni, per Antonio Martino, se governati dal centro, presentano degli inconvenienti che compensano o più che compensano i vantaggi offerti dalle loro dimensioni. Finanziati attraverso un prelievo che viene operato in massima parte dal governo centrale, esso devolve poi parte del gettito agli enti locali, ai livelli di governo più bassi.
La proposta liberale a questa stortura sostiene che la podestà impositiva venga sottratta al potere centrale ed affidata esclusivamente agli enti locali, e che una percentuale fissa del gettito delle imposte locali venga devoluta al governo centrale, lasciando i singoli enti locali liberi di decidere in materia tributaria.