In questo si illustra la fondamentale differenza tra tassa e imposta, la natura volutamente discriminatoria e vessatoria dell’imposta progressiva, il potere arbitrario che essa concede al potere politico e i suoi effetti nefasti e controproducenti.
Il testo qui riprodotto riporta l’intervento di Frédéric Passy, economista liberale francese, primo insignito del premio Nobel per la pace, nel 1901, presso l’Association Française pour l’Avancement des Sciences.
Richiamandosi ai principi posti dalla Costituente (che definisce come l’applicazione delle regole formulate da Smith), Passy ricorda che gli oneri imposti ai contribuenti devono essere certi, riscossi nella forma e nei periodi meno onerosi per i debitori, e che essi non devono prestarsi alla frode o ostacolare lo sviluppo della ricchezza individuale e pubblica.
L’imposta sul reddito, come la intendono i suoi sostenitori, va precisamente contro queste regole. Essa cessa di essere imparziale, ed anzi la si rivendica proprio affinché non lo sia. Libertà di lavoro, rispetto del capitale, uguaglianza di tutti davanti alla legge fiscale: è a questo che bisogna attenersi o ritornare.