Leoni difende il mercato e il carattere pacifico dello scambio e del contratto, contro le logiche conflittuali di quelle visioni sindacalistiche fortemente influenzate dal marxismo e dall’ipotesi di un conflitto tra capitale e lavoro.
Nel dicembre del 1965, dalle pagine del Sole 24 Ore, Bruno Leoni ha illustrato le sue tesi fatte di difesa del mercato e del carattere pacifico dello scambio e del contratto, contro le logiche conflittuali di quelle visioni sindacalistiche fortemente influenzate dal marxismo e dall’ipotesi di un conflitto radicale tra borghesia e proletariato, tra capitale e lavoro.
Oltre a ciò, egli contesta pure l’idea che lo sciopero possa essere considerato un diritto (e non una violazione contrattuale), e, quandanche la Costituzione italiana lo consideri tale, ciò significa minare alla base ogni relazione contrattuale e, di conseguenza, la stessa società liberale.
La sua raccomandazione conclusiva è che si dovrebbe provvedere a regolarlo per legge: al fine di evitare gli abusi peggiori e il prevalere di ogni vocazione strumentale, volta a fare dello sciopero un mezzo per negare ogni diritto ed imporre per via rivoluzionaria il dominio di pochi su tutti.