I Paesi scandinavi sembrerebbero smentire la tesi che un vasto settore pubblico abbia effetti nocivi sulle prestazioni dell'economia, ma la realtà è ben diversa.
22 Dicembre 2006
Argomenti / Diritto e Regolamentazione , Economia e Mercato , Politiche pubbliche , Teoria e scienze sociali
Vito Tanzi
I Paesi scandinavi sono spesso riportati come un esempio di Stati assistenziali contraddistinti al tempo stesso da elevati livelli di spesa pubblica e da economie che tuttavia rimangono in buona salute, smentendo, apparentemente, la tesi secondo cui un vasto settore pubblico ha effetti nocivi sulle prestazioni dell’economia.
Vito Tanzi (già Direttore del Dipartimento Affari Fiscali del Fondo Monetario Internazionale) ricorda però come tali Paesi abbiano pagato un prezzo salato per la fortissima espansione dei rispettivi settori pubblici, ritrovandosi obbligati ad adottare elevati livelli d’imposta che non sono in ogni caso risultati sufficienti a impedire la creazione di un forte disavanzo pubblico.
Il rendimento economico degli ultimi anni trova così spiegazione in un programma di riforme avviato nei primi anni Novanta: riduzione considerevole del livello di spesa pubblica, moderazione degli effetti disincentivanti delle altissime aliquote marginali d’imposta, attuazione di importanti correzioni di rotta e significative riforme strutturali e normative al fine di aumentare l’efficienza delle rispettive economie.