Il petrolio non finirà, non c’è in vista alcun picco di produzione e i recenti aumenti di prezzo dipendono da fattori economici e geopolitici, non da una scarsità di greggio.
Michael C. Lynch (Presidente della società di consulenza Strategic Energy and Economic Research) non dà credito alle teorie dei sostenitori dell’esistenza di un “picco” della produzione petrolifera, che sarebbe quindi inesorabilmente destinata a diminuire, rilevando che esse poggiano sull’applicazione ingiustificata di modelli semplicistici a fenomeni tanto complessi come la scoperta e la produzione di petrolio. In particolare, lasciano fuori la variabile fondamentale, quella economica: sono il rapporto tra domanda e offerta e il meccanismo dei prezzi a guidare gli investimenti in esplorazione e produzione, e quindi a determinare le quantità effettivamente estratte dal sottosuolo.
I problemi di accesso alle risorse dipendono da questioni di natura politica e possono essere risolti solo promuovendo la massima integrazione economica tra i mercati. La risposta alla “quota 100”, se mai il barile la raggiungerà, non è il socialismo energetico, ma la libertà economica.