Debenedetti individua alcuni punti cruciali, rispetto all’operato della Autorità Antitrust in Italia degli ultimi anni, illustrando come anche in Italia taluni interventi segnalino un’invasione di campo indebita da parte dell’Autorità.
12 Luglio 2008
Argomenti / Diritto e Regolamentazione , Teoria e scienze sociali
Franco Debenedetti
Presidente, Fondazione IBL
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha assunto negli anni Novanta un ruolo “pedagogico”, legittimando la transizione al mercato del nostro Paese dopo gli anni di sostanziale predominio dell’imprenditoria pubblica. Tuttavia, in Italia, taluni suoi interventi sembrano segnalare un’invasione di campo indebita, con azioni di tipo politico svolte dall’Autorità: azioni che ovviamente si portano dietro tutte le illusioni circa la “neutralità” di organismi di questo tipo.
Per Franco Debenedetti (Presidente dell’Istituto Bruno Leoni) vi è una certa continuità fra gli atti più positivi e quelli più deleteri compiuti dall’Antitrust, che si è ritagliata una funzione quale aggregatore di consenso, in una dimensione come quella attuale dove il populismo cattura concetti che l’Antitrust ha reso popolari: “antitrust televisivo”, “posizione dominante” sono diventati di (ab)uso corrente, e la necessità di provvedervi è diventata evidente senza bisogno di prova.