Per aprire veramente alla concorrenza i servizi pubblici locali, bisogna separare le imprese commerciali (che possono interamente privatizzate) dalle infrastrutture
La concorrenza nei servizi pubblici locali passa inevitabilmente dalla separazione tra le imprese commerciali (che possono essere interamente privatizzate) e le infrastrutture. Queste ultime possono essere cedute a investitori privati, purché caratterizzati da un orizzonte di lungo termine e non attivi nei segmenti liberi del mercato.
In questo scenario, evidenzia Salvatore Rebecchini (Componente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato), il profilo dei proprietari delle reti dovrebbe essere quello di investitori che preferiscono rendimenti stabili e prevedibili per lunghi orizzonti, disposti ad accettare redditività relativamente più basse e a reinvestire gli utili piuttosto che a distribuirli.
Per quel che invece riguarda le attività commerciali, la concorrenza dovrebbe svolgersi “nel” mercato (ossia una situazione in cui a ciascun operatore dovrebbe essere liberamente consentito di accedere al mercato e di offrire il servizio), condizione che i limiti normativi, imponendo l’utilizzo della gara laddove se ne potrebbe fare a meno, disincentivano.