Capire il passato può aiutare a intervenire meglio sul presente. Lo statalismo “all’italiana” si caratterizza per la proliferazione di interventi clientelari e privi di una qualsivoglia strategia, oltre che per l'abnorme espansione della spesa pensionisti
Per lungo tempo, dallo Stato minimo ottocentesco a quello assai più interventista affermatosi tra le due guerre, le dimensioni e le forme della dilatazione del settore pubblico si inseriscono in un quadro comune all’intero mondo industrializzato. A partire dagli anni Sessanta del Novecento, però, il nostro Paese inizia a differenziarsi. Lo statalismo “all’italiana’” si caratterizza infatti per la proliferazione di interventi clientelari e privi di una qualsivoglia strategia, oltre che per l’abnorme espansione della spesa pensionistica.
A decenni di distanza vengono al pettine tutti i problemi causati da quell’opportunismo di corto respiro che per mezzo secolo ha spinto i più diversi gruppi di interesse a favorire la crescita dei poteri pubblici. Luca Tedesco (Professore associato in Storia contemporanea presso l’Università degli Studi Roma Tre) ripercorre la vicenda del rapporto tra economia, società e politica evidenziando che soltanto con l’apertura di una fase di privatizzazioni e liberalizzazioni il Paese possa sperare di tornare a crescere in maniera duratura. Capire il passato per intervenire meglio sul presente: questo l’obiettivo su cui si fonda questa analisi.