La crisi del debito di questo Paese sembra quasi una conferma di quanto Reagan pensava. E cioè che lo Stato è come un neonato: un canale alimentare con un grande appetito da una parte e nessun senso di responsabilità dall’altra.
“Quell’uomo di cui stiamo celebrando il centenario conta ancora qualcosa per noi che siamo vivi?”: è partendo da questa domanda che Antonio Polito (Vice Direttore del Corriere della Sera) inizia a dipingere il ritratto circa l’eredità politica di Ronald Reagan.
I trent’anni di storia trascorsi dall’epoca Reaganiana hanno probabilmente fatto giustizia di certe “sentenze sommarie” comuni nell’opinione pubblica dell’Europa occidentale. La crisi del debito che ha investito l’Europa appare oggi come una conferma della concezione di Reagan dello Stato, identificato come un neonato che si alimenta con un grande appetito ma senza alcun senso di responsabilità.
Questo Occasional Paper consegna una lettura organica dell’attività del Presidente Reagan, non limitandosi a ricordarlo vincitore della guerra fredda ma altresì celebrandone i meriti che gli spettano per il radicale cambiamento del discorso pubblico, che rimise finalmente al centro la libertà individuale.