La nuova direttiva sui servizi di pagamento mira a migliorare la sicurezza, ma non può esserci innovazione senza una maggiore libertà
La nuova direttiva sui servizi di pagamento nell’Unione Europea, approvata dalla Commissione lo scorso anno, ha tra i suoi obiettivi quello di aggiornare le ‘regole del giocò di un settore in costante evoluzione – quello dei pagamenti online – obbligando tutti gli intermediari di pagamento ad adottare un unico sistema di autenticazione degli acquirenti, molto complesso e uguale per tutti, per garantire un elevato livello di sicurezza.
Credere che applicare lo stato dell’arte di una materia indistintamente a tutti coloro che ne sono interessati sia la migliore forma di regolazione è un difetto assai comune del legislatore, che in questo modo, tuttavia, disincentiva la concorrenza e la ricerca di soluzioni migliori. Adottare tale logica in un settore, come quello dell’economia digitale, che più di ogni altro oggi vive di continua innovazione, significa rallentare e inibire l’adeguamento dell’e-commerce a sistemi di frode online sempre più sofisticati, e dunque paradossalmente finire per diminuire la sicurezza degli acquisti.
L’obbligo di adottare un meccanismo così gravoso per qualunque transazione si traduce in un procedimento gravoso, soprattutto per le PMI, che influirebbe negativamente sull’esperienza degli utenti, aumentando il tasso di abbandono dai procedimenti di acquisto e frenando le opportunità di investire in soluzioni di prevenzione innovative. Peraltro esistono tecniche sofisticate, in grado di offrire livelli di protezione pari, se non superiori, a quelle tradizionali, senza tuttavia complicare eccessivamente l’esperienza di acquisto online, e aumentando significativamente il tasso di conversione dei processi di pagamento online in acquisti veri e propri.