Quali prodotti in Italia sono più costosi che nel resto d'Europa e cosa si può fare per contenere gli aumenti?
L’inflazione è tornata al centro del dibattito pubblico. Nel 2022 in Italia è atteso un tasso di inflazione all’incirca del 6 per cento, il più alto mai registrato dall’ingresso nell’euro. Quali sono le cause? E quali possibili risposte? In questo Special Report il livello dei prezzi di una serie di prodotti viene confrontato con la media dell’eurozona, con l’obiettivo di individuare le determinanti di lungo termine dei fenomeni in atto.
Se l’incremento recente dei prezzi dipende in gran parte da ragioni esogene, infatti, in molti casi sono scelte di politica economica a spiegare la situazione. Per esempio, i prezzi dei prodotti energetici in Italia sono significativamente superiori alla media Ue (a parità di potere d’acquisto) principalmente a causa dell’elevato carico fiscale, non a caso transitoriamente ridotto negli ultimi mesi. Analogamente, i prodotti farmaceutici costano spesso più che altrove a causa delle numerose restrizioni alla concorrenza – come l’impossibilità di vendere i farmaci di fascia C al di fuori del circuito delle farmacie – e l’extra regolamentazione. In altri casi, come le telecomunicazioni mobili e l’alta velocità ferroviaria, il nostro paese offre invece storie di successo grazie a una efficace politica di apertura del mercato.
L’inflazione dipende da molti fattori, tra cui il sottoinvestimento in commodities energetiche, o politiche monetarie e fiscali espansive. Inoltre, la mancanza di concorrenza in alcuni mercati (come nel settore delle farmacie) e l’elevata tassazione in altri (come in quello dell’energia) contribuiscono a mantenere i prezzi storicamente elevati. Sarebbe ingenuo affermare che l’inflazione dipenda soltanto da politiche sbagliate, ma l’analisi di queste politiche è un ingrediente fondamentale per capire la situazione dell’Italia. Piuttosto che concentrarsi su misure temporanee, il governo dovrebbe affrontare questi problemi di lungo periodo riformando la tassazione, riducendo la spesa pubblica, tagliando trasferimenti e sussidi distorsivi e liberalizzando l’economia.