L’abolizione della “neutralità” danneggerà consumatori e innovazione?
Lo scorso 14 dicembre, la Federal Communication Commission americana ha disposto il superamento delle regole sulla neutralità della rete – introdotte appena due anni fa – generando nel pubblico reazioni veementi, che si sono propagate anche in Europa. È opportuno mettere ordine in un dibattito eccezionalmente animato e di delineare l’impatto della decisione sui molteplici piani degli investimenti, della concorrenza e della tutela di cittadini e utenti.
La battaglia per la neutralità della rete ha accreditato sotto una comune bandiera pretese molto diverse e non necessariamente compatibili tra loro, ma cela al fondo la mancata comprensione del principio della discriminazione di prezzo e un’ingiustificata sfiducia nella capacità delle forze di mercato di ricomporre anche nel settore dell’accesso a internet gli interessi confliggenti degli attori.
La decisione della FCC non danneggerà i consumatori, l’innovazione o la democrazia americana, ma semmai costringerà a un compromesso poco gradito gli operatori over-the-top – che però dovrebbero aver imparato sulla propria pelle come la nozione di neutralità (della ricerca, per esempio, o delle piattaforme) possa rivelarsi problematica.