Per spingere i comuni a privatizzare le proprie partecipante è sufficiente sfruttare le norme già in vigore, adottando criteri stringenti sulle partecipazioni societarie
Per favorire il processo di privatizzazione da parte dei comuni delle società partecipante, oltre alla carota finora utilizzata in sede di attuazione del Patto di stabilità interno, premiando gli enti virtuosi, sarebbe necessario usare il bastone. In altri termini, da un lato dovrebbe essere incentivata la cessione all’organo centrale designato ad hoc delle partecipate, a fronte della quale l’ente locale avrebbe facoltà di spendere il ricavato dalla cessione in deroga al Patto, e dall’altro dovrebbero essere ulteriormente irrigiditi i cordoni della borsa per gli enti locali che violano il patto e non dispongono la privatizzazione o cessione all’organo centrale delle proprie partecipate.
Tale organo dovrebbe essere costituito sul modello del Treuhandstalt tedesco, che, dopo la riunificazione del Paese, gestì circa 8.500 società privatizzandone e liquidandone un gran numero, contribuendo a dare competitività alla Germania, probabilmente salvando più posti di lavoro di quelli che andarono persi.