Con questa analisi puntuale e serrata del documento di programmazione economico-finanziaria abbiamo voluto mettere il DPEF al microscopio.
Il Documento di programmazione economico finanziaria 2007-2011 ha un pregio e un difetto. Il pregio è quello di estendersi all’intero quinquennio, costituendo di fatto un manifesto per la politica economica della legislatura. Il difetto sta nella sua assordante vaghezza: vengono indicati obiettivi senza però dare alcuna informazione in merito a come saranno perseguiti.
In quelle parti che riguardano l’esigenza di liberalizzare ampi settori dell’economia italiana la sensazione è che il governo vanti un approccio “ingegneristico” alla competizione, che miri a una sorta di “concorrenza pianificata”.
Resta sostanzialmente positiva la tensione verso le liberalizzazioni, così come vari aspetti della politica energetica ed industriale disegnate dal Documento sono coerenti con un’impostazione liberista, seppure moderata, o comunque spingono verso una maggiore libertà economica. Ancora una volta, però, tale direzione è contraddetta dai propositi di politica fiscale, che lasciano intendere un futuro giro di vite.
La domanda di fondo, in ogni caso, è un’altra: c’è davvero bisogno del Dpef?