L'analisi del giudice William H. Pryor
Quale giudice può tutelare al meglio la libertà individuale? Uno vincolato dalla lettera della legge scritta, oppure uno che possa, volta per volta, individuare la soluzione che egli ritiene essere più “giusta” rispetto alle particolarità del caso concreto? È questa la domanda di fondo a cui cerca di dare risposta il giudice statunitense William H. Pryor in occasione della sua Hayek Lecture 2017, ora tradotta in italiano dall’Istituto Bruno Leoni.
Il giudice Pryor affronta il tema a partire dall’analisi delle idee promosse dal filosofo ed economista premio Nobel austriaco Friedrich von Hayek, nelle sue opere La via della schiavitù, La società libera e Legge, legislazione e libertà. Pryor è del parere che sia possibile distinguere tra un “primo” e un “secondo” Hayek: il critico del socialismo autore de La via della schiavitù e lo storico del diritto autore de La società libera, che ha sposato le argomentazioni in favore di un’interpretazione ragionevolmente letterale delle leggi (“testualismo”); e l’idealista autore de Legge, legislazione e libertà, che le ha invece rigettate, in favore di un giudice che operi sul modello dei giureconsulti romani e dell’old common law. Nel suo discorso, inoltre, Pryor esclude, da un lato l’esistenza di un’influenza di Hayek sul giudice della Corte suprema Antonin Scalia (tra i padri dei moderni “originalismo” e “testualismo”) e dall’altro mette in luce come il “secondo” Hayek sia stato intellettualmente debitore delle teorie sviluppate dal giurista italiano Bruno Leoni.
In definitiva, conclude Pryor, «il “testualismo” è la migliore soluzione possibile, visto che viviamo in un mondo di giudici e di informazioni “imperfetti”». Il “primo” Hayek – se non anche il “secondo” – sarebbe stato d’accordo con Scalia sul fatto che nel nostro sistema «l’attitudine giudiziale di chiedersi ‘qual è la soluzione più desiderabile?’», anziché di come l’uomo medio interpreterebbe il testo della legge, finisce per vanificare l’intero scopo della nostra Costituzione scritta. Per questo motivo, probabilmente, Hayek avrebbe sperato che il giudice federale interpretasse le leggi scritte in modo coerente con la visione del rule of law che egli espresse inizialmente: quale regola prefissata e preventivamente nota che, pertanto, consente ai liberi individui di organizzare i propri affari in modo compatibile con essa.