Quei pasti gratis che neanche il sistema previdenziale può più offrire

Non sembra il caso di decretare prematuramente il fallimento dei fondi pensione


15 Gennaio 2020

Argomenti / Politiche pubbliche

Marco Abatecola

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Era forse dal 2007, anno di partenza della riforma disegnata dal d.lgs. n. 252/05, che non si tornava a parlare in maniera così insistente di previdenza complementare. Dai progetti per favorire gli investimenti dei fondi pensione in economia reale, alla proposta del Presidente Pasquale Tridico di costituire un fondo integrativo pubblico, fino alla recente ipotesi dell’ex Senatore Massimo Mucchetti di ripensare completamente il secondo pilastro, virando verso un sistema che si fondi in sostanza sulla possibilità di una maggiore contribuzione al primo.

Eppure l’Italia è già il paese con la più alta contribuzione previdenziale obbligatoria tra quella dei paesi industrializzati (33%) e non appare efficiente in una simile condizione concentrare l’intero rischio previdenziale sul pilastro pubblico a ripartizione. D’altra parte diverse sono le istituzioni internazionali, e tra queste anche la Banca Mondiale, che nelle loro raccomandazioni considerano preferibile basare l’assicurazione di reddito nell’età anziana su un sistema a “più pilastri”, piuttosto che concentrarla su un pilastro soltanto. Anche perché alle maggiori entrate a vantaggio dell’INPS corrisponderebbero maggiori promesse pensionistiche da mantenere, anche e – forse – tanto più in un sistema a ripartizione a meno che non si voglia immaginarlo come uno Schema Ponzi legalizzato.

Più che decretare prematuramente il fallimento dei fondi pensione – che secondo i dati COVIP hanno invece dato rendimenti medi superiori a quelli dati dal TFR – bisognerebbe quindi ridisegnare una cultura previdenziale nelle istituzioni e nel paese, uscendo dall’idea di poter caricare tutto l’onere sul sistema pubblico. Riusciremmo così a creare finalmente le condizioni ideali per valorizzare al meglio quello che già abbiamo saputo costruire, a partire da quella collaborazione tra stato ed iniziativa privata e collettiva che in altri paesi – come anche in settori del nostro mercato del lavoro – funziona ormai da decenni, garantendo una complementarietà vera ed efficace tra i due pilastri, ognuno dei quali deve assolvere la propria funzione senza sovrapposizioni. Senza cedere alla tentazione di ricercare pasti gratis che sarebbero poi pagati, inevitabilmente, dalle future generazioni.

Quei pasti gratis che neanche il sistema previdenziale può più offrire
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