È politica industriale travestita da politica ambientale
30 Novembre 2022
Argomenti / Diritto e Regolamentazione , Politiche pubbliche
Giuseppe Portonera
Forlin Fellow
Il nuovo regolamento europeo sugli imballaggi, che verrà presentato nei prossimi giorni, rischia di avere scarsi benefici ambientali, imponendo invece scelte organizzative profonde ad aziende e consumatori.
La crescita del volume degli imballaggi è dovuto in buona parte al mutamento delle abitudini di consumo (asporto di cibi e bevande, e-commerce, consegne a domicilio etc.). Pertanto, occorre muoversi con prudenza nell’adozione di determinate misure, onde evitare di penalizzare l’organizzazione industriale del lavoro e delle catene distributive, a favore di un accorciamento delle filiere e del cosiddetto km0 (farm to fork).
E questo non soltanto perché, appunto, si tratterebbe di un’ulteriore indebita sovrapposizione tra obiettivi di politica industriale e obiettivi di politica ambientale, ma soprattutto perché non c’è alcuna evidenza che le produzioni a km0 e le filiere corte siano più sostenibili, dal punto di vista ambientale, rispetto a industrie più organizzate e complesse, non foss’altro perché l’accorciamento delle filiere e la moltiplicazione dei centri di produzione e distribuzione riduce la capacità di controllo.