Tra golden power e sospensione del divieto di aiuti di Stato l'interventismo pubblico post-Covid è esploso
22 Novembre 2021
Argomenti / Diritto e Regolamentazione , Politiche pubbliche
Federico Riganti
Carlo Stagnaro
Direttore Ricerche e Studi
Dopo l’espansione dei poteri speciali dei governi in materia di controllo degli investimenti esteri e la sospensione della disciplina degli aiuti di Stato, è l’ora di tornare alla normalità.
Il golden power e altri strumenti di controllo degli investimenti esteri hanno ormai acquisito una dimensione tale da poter essere usati non già come misure a tutela dell’interesse nazionale, ma con fini esplicitamente protezionistici. In più, la sospensione della disciplina degli aiuti di Stato – adottata a livello europeo nel contesto dell’emergenza Covid – ha a sua volta consentito ai Governi di espandere le forme dell’interventismo pubblico nell’economia, a detrimento della concorrenza e della trasparenza.
È dunque necessario riportare tali strumenti entro confini fisiologici. Oltre a ripristinare il divieto di aiuti di Stato, Riganti e Stagnaro suggeriscono alcune modifiche al golden power, sia a livello nazionale sia europeo: in primo luogo stabilire una soglia comune oltre cui gli investimenti non dovrebbero essere soggetti ad alcuno scrutinio, in funzione della dimensione del mercato. Inoltre, occorre identificare gli attivi veramente strategici e limitare a essi l’applicazione dei poteri speciali. In ogni caso, questi strumenti non dovrebbero applicarsi a nessun investitore europeo.
Per quanto riguarda gli investitori extra europei, occorre fare una distinzione tra quelli provenienti da paesi che hanno istituzioni democratiche e sono già legati a noi da accordi di libero scambio o altri accordi internazionali – come l’Ocse o la Nato – dalle imprese provenienti da paesi non democratici dove il rapporto coi governi è meno trasparente e dove potenzialmente esse rispondono a logiche politiche e non solo economiche.
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