Il meccanismo legislativo attuale sembra utile solo a fare cassa nel breve termine
23 Dicembre 2019
Argomenti / Diritto e Regolamentazione , Politiche pubbliche , Teoria e scienze sociali
Luca Vitale
Il decreto legge 26 ottobre 2019, n. 214 (cd. decreto fiscale, in conversione in Parlamento) aggrava non poco quella che è la disciplina generale della solidarietà in materia di appalto per cui committenti e subappaltatori sono obbligati in solido alla corresponsione verso i lavoratori occupati nell’esecuzione del contratto di tutti i trattamenti retributivi, contributi, previdenziali ed assicurativi, senza beneficio di preventiva escussione del datore di lavoro tenuto ai versamenti.
Secondo l’autore dello studio, Luca a Vitali (dello Studio Consulex di Macerata), la norma conferma una tendenza ormai conclamata per una strisciante delega con cui lo Stato tenta di spogliarsi delle funzioni che i cittadini e contribuenti pagano per addossarle loro, a vario modo ingrossando le incombenze burocratiche delle imprese, dei professionisti e dei lavoratori in generale, destinatari degli obblighi mascherati sempre a vario titolo.
Tale slittamento è il portato di una scelta legislativa grossolana che inverte i principi fondamentali dell’ordinamento civile. È lo Stato che ha la funzione e i poteri di vigilare e sanzionare e tale potere non può essere calato dalla legge e trasformato in un obbligo contrattuale, perché i rapporti di diritto privato si reggono su regole e logiche del tutto diverse, che presuppongono l’ordinamento come terzo garante delle transazioni. Questa norma, invece, trasferisce i poteri e doveri di controllo in capo ad una delle parti contrattuali che può usare tali poteri per sbilanciare l’intero rapporto.
Inoltre, nell’esaminare gli effetti distorsivi e le conseguenze inintenzionali di tale norma, tale politica della vigilanza mette seriamente a rischio la produttività delle imprese di minori dimensioni e la competitività dell’intero settore imprenditoriale italiano, da un lato riportando a modelli di organizzazione del lavoro non più attuali e dall’altro sacrificando sproporzionatamente le imprese meno organizzate e con meno disponibilità di risorse per affrontare seri aggravi burocratici.
In conclusione, per quanto la solidarietà imposta al committente possa essere ritenuta uno strumento utile a scongiurare fenomeni di evasione, il meccanismo legislativo attuale è – irragionevolmente – del tutto sbilanciato, tanto da apparire solo un mezzo dissuasivo utile solo a fare più facilmente cassa nel breve termine.