Salvare la bolletta: dodici cose da fare, da non fare e da disfare

Il governo dovrebbe anzitutto ripensare la politica di aiuti, concentrando le risorse sulle famiglie e le imprese


21 Gennaio 2022

Argomenti / Ambiente e Energia , Diritto e Regolamentazione , Politiche pubbliche

Carlo Stagnaro

Direttore Ricerche e Studi

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Dodici suggerimenti di misure da mettere in atto, da evitare e da riconsiderare per uscire dalla crisi energetica.

Al di là dell’andamento stagionale dei prezzi – che probabilmente caleranno nei mesi primaverili – è probabile che il loro livello, sia per quanto riguarda il gas, sia per quanto attiene all’energia elettrica resti persistentemente al di sopra delle medie storiche, sebbene possa calare rispetto ai picchi raggiunti nelle scorse settimane.

Il governo dovrebbe anzitutto ripensare la politica di aiuti, concentrando le risorse sulle famiglie e le imprese (consumatrici e venditrici di energia) che realmente si trovano in difficoltà. A tal fine è necessario riformare i bonus elettrico e gas e prevedere adeguati sistemi di garanzie. Occorre poi accelerare gli investimenti, sia per le fonti rinnovabili (prevedendo una fast track per i nuovi impianti che rinunciano a partecipare alle aste per gli incentivi), sia per aumentare la produzione nazionale di metano (anche promuovendo contratti di lungo termine con le imprese energivore). Anche le riforme strutturali sono necessarie per migliorare il funzionamento del mercato: bandire le gare per le concessioni idroelettriche, ripensare le regole di formazione del prezzo sulla borsa elettrica, organizzare procedure competitive per le reti di distribuzione, rivedere il superbonus e rendere strutturale l’utilizzo del gettito delle aste per la CO2 ai fini di ridurre la bolletta elettrica. Conseguentemente, è importante evitare sia elargizioni a pioggia, sia interventi disordinati di tassazione dei presunti extraprofitti. Infine, occorre anticipare il superamento della maggior tutela, un servizio sempre più obsoleto e dannoso per i consumatori.

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