Si può rispettare l'esito del referendum del 2011 senza sacrificare la concorrenza
7 Febbraio 2018
Argomenti / Ambiente e Energia , Diritto e Regolamentazione , Politiche pubbliche
Giacomo Lev Mannheimer
Il referendum del 2011 ha irrigidito ulteriormente il settore dei servizi pubblici locali, costringendo il legislatore a intervenire sulle modalità di affidamento, per portare sullo stesso piano la gestione in house e il ricorso al mercato. Il modo in cui ciò è stato fatto, tuttavia, lungi dal garantire il rispetto dell’interesse pubblico, il pieno controllo del servizio da parte degli enti pubblici o una maggiore efficienza, ha mostrato negli anni profonde lacune.
È possibile immaginare una soluzione che contemperi l’esigenza di rispettare l’esito del referendum del 2011 con quella, altrettanto importante, di garantire più trasparenza e concorrenzialità al settore. Diversamente da quanto previsto in precedenza, infatti, gli enti affidatari non hanno oggi alcun obbligo di affidare i servizi pubblici attraverso procedure aperte e competitive, ma hanno pieno di diritto di scegliere di affidarli a società da essi interamente controllate. L’unico vincolo nell’effettuare questa scelta, in questo senso, è pertanto quello di dover motivare le proprie decisioni attraverso una valutazione comparativa prima di procedere all’affidamento, riassunta in una relazione che giustifichi la deroga al principio della concorrenza.
Ciò, apparentemente, sembra contrastare con l’intento di ‘parificare’ la gestione in house e il ricorso al mercato. Se infatti questo fosse l’obiettivo della norma, non vi sarebbe alcuna ragione di giustificare la scelta della gestione in house e la relazione sarebbe un mero formalismo dal contenuto inevitabilmente tautologico, che potrebbe essere semplicemente eliminato. Qualora, al contrario, il ricorso al mercato fosse pur sempre considerato la modalità preferibile di affidamento della gestione dei servizi pubblici, la relazione costituirebbe uno strumento debole e difficilmente misurabile.
la proposta delineata in questo paper prevede di sostituire l’obbligo di relazione con l’obbligo di svolgere una procedura competitiva aperta esplorativa, prima di poter affidare servizi pubblici in house. Gli enti affidanti, cioè, dovrebbero pubblicare un avviso per ciascuna attività di servizio pubblico, invitando gli operatori economici interessati e in possesso dei requisiti necessari a presentare manifestazioni d’interesse per la sua gestione. Se ricevesse almeno una manifestazione d’interesse, l’amministrazione dovrebbe essere obbligata – qualora ritenesse di ricorrere a un affidamento in house – di motivare tale scelta; mentre non sarebbe necessaria alcuna motivazione nel caso in cui l’avviso andasse deserto.