Dal futuro della banda UHF, oggetto di discussione in sede nazionale e internazionale, dipenderà lo sviluppo dei servizi televisivi e di comunicazione mobile nei prossimi anni. È necessario abbandonare la tradizionale logica dirigistica nella gestione dello spettro.
In Italia e in Europa, dove la storia delle trasmissioni radiotelevisive è stata per lunghi decenni la storia di un monopolio, anche la storia della gestione dello spettro è diventata giocoforza la storia di un monopolio. La soluzione preferibile per costruire un mercato delle frequenze sarebbe quella di rimuovere i rimanenti ostacoli al commercio delle risorse frequenziali: in particolare, le ripartizioni di banda e i vincoli d’utilizzo. In tal modo sarebbero gli attori economici a dirigere lo sviluppo del mercato secondo l’evoluzione delle tecnologie e i costi e i benefici relativi.
Centralizzare decisioni che potrebbero essere rimesse alle relazioni spontanee degli operatori per colorare di democrazia un compromesso destinato a scontentare tutti non servirà a nascondere la natura imperativa di ogni provvedimento che, all’esito di tale procedimento, dovesse investire la banda UHF. Viene così alla luce la fondamentale contraddizione di istituzioni europee che amano parlare di mercato delle frequenze ma, alla prova dei fatti, si fidano più del giudizio dei burocrati che dell’imperscrutabile saggezza della mano invisibile.