La presunta emergenza del regime tributario da applicare alle imprese digitali non esiste e le misure proposte per affrontarla rischiano di essere nocive.
È opinione diffusa che, attraverso la predisposizione di sofisticate strategie di pianificazione fiscale, le imprese operanti nell’economia digitale abbattono i propri oneri tributari, sottraendo risorse ai Paesi in cui operano e finendo per sostenere un carico impositivo cosi` basso da risultare iniquo. Ne discende che i Paesi pregiudicati dalle supposte condotte elusive, e le organizzazioni internazionali di cui essi fanno parte, hanno il dovere d’intervenire per porre rimedio alla conseguente emorragia di gettito.
In realtà, l’evidenza disponibile non conferma la narrativa di un’emergenza da contrastare: le aliquote medie sopportate dalle multinazionali digitali sono comparabili a quelle sostenute dalle imprese di altri settori, e il gettito della tassazione d’impresa nei Paesi OCSE è cresciuto costantemente negli ultimi trent’anni – eccetto a ridosso della crisi. Nonostante le affermazioni contrarie, le proposte avanzate in materia introdurrebbero problematiche disparità di trattamento tra le imprese digitali e il resto dell’economia, travolgendo i principi del diritto tributario internazionale e limitando fortemente la portata della concorrenza fiscale, a danno di tutti i contribuenti e dei consumatori.