Special Report – Tax competition: A curse or a blessing?

L’armonizzazione fiscale viene spesso proposta come una soluzione alla “concorrenza fiscale sleale”; in realtà i costi dell’armonizzazione sono probabilmente molto superiori ai benefici.


2 Dicembre 2010

Argomenti / Diritto e Regolamentazione , Economia e Mercato , Politiche pubbliche

Dalibor Rohac

L’evidenza mostra che, poiché ciascuno Stato fissa le proprie aliquote guardando anche alle scelte compiute altrove, più concorrenza fiscale tende a tradursi in aliquote più basse.

La più comune delle tesi contrarie alla concorrenza fiscale asserisce che la concorrenza distorce l’allocazione dei fattori mobili di produzione tra Paesi diversi. Ma la concorrenza fiscale non può essere presa in considerazione a prescindere dal processo competitivo di apprendimento in virtù del quale i soggetti presenti nelle diverse giurisdizioni possono cercare di migliorare le istituzioni del proprio Paese osservando e copiando quelle dei Paesi vicini. Un’armonizzazione imposta eliminerebbe questo meccanismo evolutivo di apprendimento e di mutamento istituzionale.


La libera competizione dei sistemi fiscali fornisce uno dei rari deterrenti ai governi nella loro corsa alla spesa pubblica condividi con questo commento
La cosiddetta armonizzazione fiscale premia i sistemi fiscali più oppressivi condividi con questo commento
Fiscal competition doesn’t distort asset allocation, it slaps the overpowering governments condividi con questo commento
oggi, 26 Dicembre 2024, il debito pubblico italiano ammonta a il debito pubblico oggi
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