Stato italiano vs platform economy

Non tutta la burocrazia viene per nuocere


1 Luglio 2020

Argomenti / Diritto e Regolamentazione

Maria Vittoria La Rosa

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Contrariamente a quanto si possa credere, durante il periodo dell’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Covid-19, hanno visto la luce alcune norme ispirate a una chiara ostilità del Legislatore al fenomeno della platform economy. Nonostante l’economia digitale abbia consentito di poter continuare a garantire e esercitare, per quanto parzialmente, alcuni fra i principali diritti limitati dal lockdown (si pensi soltanto al lavoro e all’istruzione), il governo, anziché riconoscere la loro utilità, se non essenzialità, si è prodigato a limitarne lo sviluppo.

Il primo esempio è quello del c.d. bonus vacanze istituito dal Decreto Rilancio, che ha escluso dal beneficio i pagamenti effettuati con l’intermediazione di piattaforme o portali telematici diversi da agenzie di viaggio e tour operator. Il secondo esempio è quello degli aiuti al settore del trasporto passeggeri, che ha escluso le società di trasporti su gomma e i relativi intermediari on line.

In questo atteggiamento di sostanziale sfavore nei confronti della platform economy, il Legislatore non è isolato. Velocemente e a mero titolo esemplificativo, si possono ricordare le pronunce del Giudice Ordinario che hanno sostanzialmente messo fuori legge il servizio di UberPop in Italia, così come il provvedimento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in materia di autorizzazione allo svolgimento dei servizi postali alla quale sarebbero soggette le piattaforme per la vendita di beni online. Alla luce di questo scenario, sorprendono positivamente le recenti pronunce nn. 3501, 3502 e 3503/2020, con le quali il Consiglio di Stato, annullando una precedente decisione del Tar del Lazio, ha offerto un insperato supporto all’attività di una piattaforma come FreeNow (già Mytaxi).

Sarebbe quindi auspicabile che la logica di queste sentenze entri tra i principi ispiratori di qualche iniziativa legislativa che inizi a regolamentare in maniera organica il fenomeno della platform economy. In attesa di ciò (e in vista dell’intervento regolatorio che si concretizzerà, a livello comunitario, con l’approvazione del prossimo Digital Services Act), si può prendere atto dell’aiuto arrivato dal Giudice Amministrativo, troppo spesso ritenuto un fattore di vischiosità del sistema. Come dire: non tutta la burocrazia viene per nuocere.

Stato italiano vs platform economy
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