Osservatorio dell’economia digitale: le conseguenze della sentenza UE su UberPop
I servizi peer to peer di Uber fanno parte dell’economia digitale oppure vanno inquadrati nelle discipline nazionali dei servizi di trasporto? Secondo la Corte di Giustizia Europea, la piattaforma di ride sharing opera nel mercato dei trasporti e, dunque, deve seguire le normative degli Stati membri in materia.
La Corte ha escluso che Uber funga da semplice intermediario tra i conducenti disponibili a erogare i servizi di trasporto e i passeggeri e ha ritenuto che i servizi dalla stessa erogati non siano riconducibili ai servizi della società dell’informazione, ma piuttosto ai servizi di trasporto. Per arrivare a tale conclusione, è stato sottolineato il carattere complesso dei servizi resi da Uber e, per capire se gli stessi fossero riconducibili o meno al novero dei servizi dell’informazione, si è fatto ricorso al criterio della prevalenza.
Gli orientamenti della Corte – per quanto si tratti di una delle prime pronunce in materia – avranno probabilmente conseguenze rilevanti per tutta l’economia digitale. In particolare, in riferimento al nostro paese, l’effetto politico della decisione è quello di spostare l’enfasi sulla normativa di riferimento per il trasporto pubblico non di linea, risalente nel nostro paese al periodo tra il 1992 e il 2008 e pertanto incapace di catturare fenomeni come quelli dell’economia digitale. In questo contesto va interpretato il modo in cui il prossimo Governo eserciterà la delega pendente per la riforma della disciplina in materia di autoservizi pubblici non di linea: Se si vorrà promuovere le piattaforme di intermediazione e il coinvolgimento di operatori non professionisti anche in materia di trasporto non di linea, alla luce delle pronunce della Corte su Uber non sarà possibile farlo intervenendo semplicemente sul versante dei servizi digitali, ma si dovrà necessariamente mettere mano alle norme trasportistiche.