Aggravi di spesa e scadenze fuori controllo, senza alleviare il ritardo tecnologico
Nei prossimi mesi, l’Italia potrebbe riportare le infrastrutture di telecomunicazioni sotto il controllo pubblico. Con quali conseguenze? Una possibile risposta arriva dall’Australia, l’unico paese al mondo ad aver costituito una società pubblica con l’obiettivo di unificare le infrastrutture e separarle sotto il profilo della proprietà dall’erogazione dei servizi. L’esperienza australiana è ricostruita esaminandone gli assunti e le conseguenze.
Dopo aver ricostruito le vicende che hanno portato alla costituzione del National Broadband Network australiano, si confrontano gli obiettivi e le aspettative coi risultati effettivamente ottenuti, in termini di penetrazione della rete, prestazioni, prezzi, concorrenza e collateralismo con la politica. Il giudizio complessivo sul progetto NBN non può che essere netto: tanto nella formulazione inizialmente immaginata dai laburisti, quanto nella versione più modesta definita dai liberal-conservatori, il piano si è tradotto in aggravi di spesa e scadenze fuori controllo, senza peraltro alleviare il profondo ritardo tecnologico in cui l’Australia continua a versare. Inoltre, la convinzione secondo la quale la centralizzazione degli investimenti avrebbe assicurato l’efficienza del progetto si scontra con la realtà dei prezzi praticati da NBN, il cui livello ha rallentato la diffusione dei servizi a banda ultralarga.