L'Avvocatura si schiera contro la concorrenza e contro i giovani professionisti
Negli ultimi mesi, l’Avvocatura è stata toccata da due iniziative legislative assai discusse. La prima, l’introduzione, poi estesa a tutte le professioni, dell’equo compenso; la seconda, la possibilità di esercitare anche attraverso società di capitali. Queste due novità hanno incontrato, da parte della categoria, reazioni opposte. Mentre l’equo compenso è stato salutato dall’Avvocatura (e dalle altre professioni) con grandissimo entusiasmo, l’iniziativa legislativa legata ai soci di capitale è stata fortemente criticata.
Contrariamente alle opinioni dell’Avvocatura, l’equo compenso non servirà a tutelare i professionisti più giovani e meno organizzati, mentre invece la formula societaria potrà rappresentare una grande opportunità di innovazione per la categoria.
La realtà è che l’equo compenso renderà la vita dei giovani avvocati decisamente più dura. Se la riforma funzionerà, i clienti ai giovani potrebbero preferire avvocati più conosciuti ed esperti e quindi, ragionevolmente, più anziani. Ancora una volta insomma una novità pubblicizzata come nell’interesse dei giovani, finirà per consolidare il potere dei più anziani. Ai tanti giovani professionisti non resterà che continuare a sgobbare per altri. E per compensi che in troppi casi di dignitoso hanno assai poco.
Specularmente, l’esistenza dei soci di capitale potrebbe essere una grande opportunità per i giovani avvocati. Non è affatto detto che un giovane professionista brillante e che voglia mettersi in proprio disponga delle risorse necessarie per farlo. Ecco che un socio di capitale, disposto a dividere il rischio in cambio di una quota degli utili, può essere la sua unica chance di farcela.