Come evitare che gli scaffali dei supermercati si svuotino ai tempi del coronavirus
Il settore agricolo nell’Italia lacerata dalla crisi del COVID-19 sta vivendo un momento di particolare incertezza e difficoltà economica. Il governo sta adottando alcune misure per cercare di far fronte a quello che potrebbe essere un disastro annunciato, ma il vero, grande dramma è un altro, e non è affatto affrontato nei provvedimenti presi fino ad ora: la profonda incertezza sul numero di lavoratori agricoli che potranno effettivamente mettersi al lavoro.
Molti lavoratori stagionali stranieri hanno fatto rientro nei loro Paesi a causa dell’epidemia ed altri che sono disponibili a venire non possono perché trovano difficoltà ad attraversare determinati Paesi. Bisogna quindi trovare lavoratori disponibili già presenti nel nostro territorio, o facilitare dei corridoi di libera circolazione per i lavoratori di settori essenziali.
Per farlo è importante in un momento tanto delicato per l’economia italiana, rendere più flessibile lo strumento dei voucher, fortemente limitato dal decreto Dignità di Di Maio all’utilizzo da parte soltanto di pensionati, invalidi, giovani under 25, disoccupati e percettori di prestazioni integrative, e rimasto a soli 10 giorni come periodo utile per l’utilizzo. Ancora, come anche indicato già dal Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova, si può procedere a una regolarizzazione dei lavoratori immigrati già presenti sul territorio, per permettere loro di lavorare in sicurezza, questione più che mai importante dal punto di vista sanitario oggi. La mancanza di lavoratori stagionali infatti rende ancora più concreto il rischio dello sfruttamento di lavoratori irregolari. Un esempio interessante arriva dal Portogallo, che proprio per tutelare i diritti dei migranti e assicurare il loro accesso al sistema sanitario ha varato una misura grazie alla quale oggi tratta chi ha una richiesta di permesso in sospeso in tutto e per tutto come se avesse già ottenuto un permesso di soggiorno permanente sul territorio, almeno fino al 1 luglio.
Quel che è certo è che non si può restare a guardare senza supportare la tenuta della filiera produttiva in questo momento così difficile per l’Italia e per l’Europa. Dare risposte concrete significa al contempo garantire dei posti di lavoro e dunque delle fonti di reddito in un momento in cui tanti stanno affrontando la disoccupazione, specialmente i lavoratori meno specializzati impiegati in lavori manuali, e anche assicurare l’approvvigionamento di prodotti alimentari in negozi e supermercati.