L’inverno sta arrivando e l’Europa non ha niente da mettersi. Dopo lunghe esitazioni, nei giorni scorsi è finalmente circolata la bozza del “non-paper” sull’energia da cui, la settimana prossima, prenderà le mosse il confronto tra la Commissione europea e gli stati membri.
Il documento si concentra sui soli mercati elettrici: non affronta, dunque, la faccenda del price cap al Ttf (la cosiddetta “borsa di Amsterdam” del gas). Inoltre, pone tre paletti. In primo luogo, chiarisce che non si tratta solo di arginare il caro-energia ma anche di porre un freno al proliferare di misure nazionali incoerenti tra di loro e con il mercato interno. Secondariamente, invita a distinguere tra i provvedimenti emergenziali e le riforme strutturali. Infine, esclude in modo netto diverse proposte che hanno riscosso un certo successo anche nel nostro paese, dalla parziale o totale sospensione del mercato all’ingrosso all’adozione generalizzata del “tope al gas” (il tetto spagnolo) fino alla neutralizzazione dell’Ets (sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’Ue). Da questa scrematura emergono tre ipotesi, non mutuamente esclusive, che incidono rispettivamente sulla domanda, sui mercati all’ingrosso e sui mercati al dettaglio.
Per quanto riguarda la domanda, la Commissione caldeggia misure volontarie e coordinate di riduzione dei consumi. In particolare, suggerisce di introdurre incentivi – da assegnare attraverso procedure competitive – per remunerare le industrie e, ove possibile, i piccoli consumatori che accettano, sotto circostanze predefinite, un taglio alle forniture. Si tratta di un meccanismo simile alla nostra “interrompibilità”. Parte delle coperture necessarie potranno essere reperite attraverso la seconda misura, cioè l’imposizione di un tetto ai ricavi degli impianti cosiddetti inframarginali: rinnovabili (esclusi alcuni idroelettrici, a biomasse e biogas), centrali a carbone e nucleari. Anche in questo caso non si tratta di una completa novità. Con il decreto “Sostegni-ter” l’Italia ha varato un sistema analogo, che obbliga alcuni impianti rinnovabili a restituire la differenza tra i prezzi di mercato e un prezzo di riferimento.
Bisognerebbe dunque modificare questo strumento, ampliandone l’ambito di applicazione per includere quelle rinnovabili che al momento non vi rientrano e il carbone. Inoltre, la Commissione esplicita che l’estrazione della rendita inframarginale è per definizione incompatibile con la tassazione degli extraprofitti. La terza misura riguarda invece interventi a supporto dei clienti finali, in particolare quelli vulnerabili. Sia mediante supporti diretti (sconti in bolletta, bonus per le famiglie a basso reddito) sia mediante il ricorso a forme di regolazione di prezzo, purché temporanee e solo in casi estremi. La Commissione ricorda, infatti, che queste ultime non solo sono fonte di effetti distorsivi per il mercato ma anche che non vi è evidenza che siano più efficaci di forme di supporto dirette. Fa anche notare che, se implicano l’obbligo di vendere l’energia sottocosto, gli operatori devono essere compensati per evitarne il fallimento.
Il documento della Commissione è interessante sia per quello che dice, sia per quello che non dice: l’idea di disaccoppiate le rinnovabili dagli impianti termoelettrici (decoupling), che sembra andare di moda nella nostra campagna elettorale, non è neppure presa in considerazione. E non senza motivo: essa ha l’aspetto di una revisione complessiva del funzionamento del mercato, ma in tal caso ha tempi e procedure troppo lunghi per sortire effetti nel breve termine. Se, viceversa, è pensata nell’ottica dell’attuale fase di alti prezzi, non si capisce il senso di scassare il mercato per soddisfare un’esigenza (si spera) transitoria. Il punto sottostante è che gli attuali prezzi non dipendono dal malfunzionamento del mercato elettrico, ma dall’anomalia dei mercati del gas: dunque bisogna al limite tamponarne un esito paradossale, non ridisegnarli da cima a fondo. Il non-paper, insomma, rappresenta un utile elemento di discussione. La domanda è se non sia tardivo e se questo tentativo di ricondurre a coerenza e razionalità le politiche nazionali non arrivi quando ormai i buoi sono scappati.
da Il Foglio, 3 settembre 2022