Il rimboschimento delle aree metropolitane da Milano a Napoli, da Bologna a Firenze e Bari è un obiettivo importante del Piano nazionale di ripresa e resilienza: sono previsti 660 milioni di euro. Purtroppo però, causa complicazioni dei bandi e ritardi delle amministrazioni, molti progetti «green» rischiano di naufragare.
Le città dovrebbero diventare più verdi, ma rischiano di restare al verde. Senza alberi, senza i soldi del Pnrr, e con una serie di progetti rimasti indigesti. Collezionando, in aggiunta, una sonora figuraccia con l’Unione europea. All’annuario delle mancanze del Piano nazionale di ripresa e resilienza si aggiunge un altro capitolo: gli investimenti per abbellire, in versione ambientalista, le metropoli italiane. Da Milano a Napoli, da Firenze a Bari, la galleria comprende iniziative che avrebbero a disposizione una pioggia di milioni di euro. Solo che la riforestazione si perde tra le scartoffie e la difficoltà a rispondere ai requisiti.
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“Ci sono vari punti dell’attuazione del Pnrr che non dipendono dal governo Meloni e dal ministro Fitto (che ha la delega all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr)” dice Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni. “La Pubblica amministrazione ha i suoi tempi, non certo da oggi, e quindi erano note le difficoltà a livello locale nella gestione di risorse massicce. Era un argomento già trattato quando fu presentato il Pnrr”. Qui Stagnaro tira in ballo la strategia a monte, decisa dall’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, sulla “scelta di attingere da tutte le risorse per questo tipo di progetti, non solo da quelle a fondo perduto ma includendo la parte dei prestiti”. E ci sono varie ragioni per parlare di “rischio fallimento”.
Nella Milano guidata da Beppe Sala il bando di riforestazione è stato al centro di una querelle, ancora da risolvere. Sullo sfondo c’è la possibilità che voli via una decina di milioni di euro. Il comando territoriale dei carabinieri ha rilevato l’inaccessibilità di partecipare alla gara. “Da verifiche informali, si è appreso che, alle condizioni del bando, è quasi impossibile poter aderire”, spiega la Corte dei conti. Il motivo? “L’area metropolitana di Milano ha un’altissima densità abitativa e risulta quasi impossibile procedere a un’opera di rimboschimento”. Quindi l’amministrazione di Sala ha chiesto che per i prossimi anni siano predisposti bandi con criteri diversi. Nel frattempo i 12 milioni di euro previsti per il capoluogo lombardo sono andati persi dato che nessuno ha risposto al bando del Comune. Perché non esistono sull’intero territorio zone disponibili per creare nuove foreste.
Non è andata meglio al sindaco di Firenze, Dario Nardella. La città è addirittura stata esclusa dall’assegnazione dei fondi del Pnrr perché non in grado di reperire la superficie minima, di 30 ettari, da rimboschire. Ovviamente non bisogna fare di tutta l’erba un fascio: c’è comunque chi si sta muovendo in maniera meritoria, come a Bologna: “I lavori di messa a dimora delle piante hanno preso avvio su parte delle aree oggetto d’intervento”, riferisce la Corte dei Conti. Un caso però isolato considerando che, se ci spostiamo al Sud, nella Bari di Antonio Decaro, la proposta definitiva di progetto deve essere ancora trasmessa alla Regione Puglia per ricevere il “provvedimento autorizzatorio unico regionale”. A quel punto, definito l’iter di approvazione con i relativi pareri, possono essere avviate le procedure di gara e l’affidamento per l’esecuzione dei lavori.
Scendiamo più giù e arriviamo a Palermo dove i lavori sono stati proprio sospesi perché “non è stata messa a dimora alcuna essenza forestale”. Casi che si sommano tra loro, quindi. Ciafani di Legambiente ne ricorda altri: “Il bando sull’economia circolare è stato prorogato perché non era arrivato il 40 per cento dei progetti dal Sud Italia, come previsto dal Pnrr”. Una corsa contro il tempo che ha generato più confusione che risultati positivi.
“C’è la sensazione che per l’attuazione del Pnrr sia stato preso tutto quello che c’era nei cassetti dei Comuni, senza un criterio logico” osserva Stagnaro. Non basta. Sul Pnrr e sulle politiche ambientali pende un’altra spada di Damocle: l’efficientamento energetico, che pure dovrebbe essere uno dei fini ultimi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. “Sulle fonti rinnovabili”, sottolinea Stagnaro, “il Pnrr paga il conto a un difetto di concezione. Il problema reale non sono i soldi a disposizione, ma le modalità di concessione delle autorizzazioni, che sono troppo caotiche: è inutile aggiungere risorse economiche, se poi c’è l’aspetto burocratico che blocca i progetti”.
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da Panorama, 26 aprile 2023