Lo scorso 15 ottobre Ita, la compagnia sorta dalle ceneri di Alitalia, ha cominciato formalmente le operazioni e presentato la nuova livrea. Pur avendo rilevato il marchio dell’ex vettore di bandiera, la società ha annunciato che non lo utilizzerà, sostituendolo col nuovo Ita Airways. Si tratta, secondo molti, di una mossa propedeutica alla ricerca di un compratore tra i grandi gruppi europei. Se le cose andranno effettivamente così, sarà l’esito migliore – ancorché tardivo – di una storia che avrebbe potuto e dovuto concludersi molti anni fa.
L’ossessione della politica italiana per mantenere in vita una compagnia troppo piccola per essere grande, e troppo costosa per essere low cost, ha drenato dalle casse dello Stato l’equivalente di 13 miliardi di euro durante la sua intera vita, dei quali quasi la metà negli ultimi sei anni. Fino agli anni Novanta, l’esborso è stato limitato solo perché il mercato era protetto e i viaggiatori per volare dovevano pagare tariffe di monopolio, che sono – per così dire – la prosecuzione della tassazione con altri mezzi.
Proprio per questo, è davvero incomprensibile che tanti, sui giornali e sui social network, abbiano manifestato sconforto o addirittura condanna per la scelta di non rinverdire il logo di Alitalia. Se qualcuno riteneva che il gruppo fosse meritevole di fiducia, ha avuto innumerevoli occasioni per investirvi i propri risparmi. Ma c’è di più: l’attaccamento al brand sembra ignorare il fatto che intere generazioni, le più giovani, hanno raramente, o forse mai, messo piede su un velivolo Alitalia. Per loro, i cieli hanno i colori delle imprese low-cost che hanno letteralmente cambiato il volto del mercato, facendo del volo aereo non più un lusso da benestanti ma un servizio accessibile a tutti.
La nostalgia per il periodo in cui “avevamo i piloti migliori del mondo” è la semplice e comprensibile nostalgia di ciascuno di noi per la propria giovinezza, ma non può rappresentare una base solida per una scelta di policy. L’unica risposta possibile a quei lamenti è: OK, boomer.
19 ottobre 2021