Preoccupato dal caro-energia che sulle bollette di famiglie e imprese sarà drammaticamente visibile nei primi mesi del 2022, il governo continua a stanziare fondi per mitigare il pesante impatto. Ma l’ultima rateizzazione della bolletta del primo quadrimestre 2022, che permetterà di pagare in 10 mesi senza interessi, non piace né ai consumatori né ai fornitori.
«Le rate sono come nascondere la polvere sotto il tappeto, solo che stavolta è talmente tanta che il pavimento rischia di crollare. Famiglie e aziende rischiano di andare a gambe all’aria. – avverte Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione Nazionale Consumatori -Urge un tavolo prima del 31 dicembre, prima che l’Arera, l’Autorità per l’energia, renda nota la stangata per famiglie e imprese». Vignola sottolinea che l’indice Pun, il Prezzo unico nazionale rilevato sulla borsa elettrica, è arrivato a 437 euro/MWh: era 84 euro lo scorso giugno, 54 euro a dicembre 2020.
Secondo Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni, la rateizzazione «rischia di legittimare o incentivare la morosità e di creare un problema agli operatori del mercato. Essi – scrive Stagnaro – dovranno comunque pagare la materia prima acquistata all’ingrosso e corrispondere oneri di rete, accise e Iva: c’è il rischio di enormi problemi di liquidità a causa degli incassi dilazionati». Il giro d’affari dei venditori nel primo quadrimestre 2022 è stimabile in 20 miliardi di euro. Con un tasso di morosità del 5% (i livelli fisiologici si aggirano intorno all’1,5%) si esaurirebbe la dotazione di 1 miliardo messa a disposizione dell’Arera per compensare la rateizzazione.
«Clienti e fornitori sono sulla stessa barca, hanno interessi coincidenti. Chi fa le regole a volte sembra dimenticarselo», dice Massimo Bello, presidente dell’Aiget, l’associazione italiana dei grossisti e trader di energia, che raccoglie 40 imprese fornitrici per un totale 25 mila dipendenti. «Il nostro è un settore dove operano quattro soggetti: il produttore di energia, il gestore delle reti, il fornitore e lo Stato. Famiglie e imprese stipulano i contratti con i fornitori, i quali a loro volta devono pagare produttori, gestore delle reti e Stato. Pensare di risolvere la crisi in corso rateizzando le bollette indebolisce il fornitore e di conseguenza danneggia il cliente – spiega Bello – perché sono proprio i fornitori che stipulano con i clienti contratti a prezzo fisso che li tutelano dalle oscillazioni».
Secondo il presidente dell’Aiget «i prezzi sono aumentati di cinque volte, a beneficio di chi produce energia elettrica con impianti non a gas, come per esempio le rinnovabili: grandi imprese pubbliche, fondi, utilities. Gli aumenti sono tali che nonostante l’Iva sia stata ridotta dal 10% al 5%, ritengo che l’introito dello Stato sia aumentato. Pensare che la rateizzazione sia la soluzione è illusorio e pericoloso. Peraltro, la misura permetterà la rateizzazione di una sola bolletta visto che a copertura è stato stanziato un miliardo di euro, cifra che copre un bimestre di gas da 300 euro per 3,3 milioni di utenze».
Se indebolite, secondo Bello le aziende fornitrici rischiano di «non essere più in grado di onorare i contratti a prezzo fisso, lasciando i clienti sul mercato a prezzo variabile». La cosiddetta tutela, sotto la quale rientra ancora il 60% circa dei clienti, quelli cioè che non sono andati sul mercato libero, «è indicizzata, quindi soggetta alle oscillazioni dei prezzi cui assistiamo. Le famiglie se ne accorgeranno a marzo, quando arriverà la bolletta del bimestre gennaio-febbraio, la prima sulla quale impatteranno gli aumenti attuali. Le tensioni sui prezzi sono destinate a protrarsi ancora, sul breve periodo l’unica soluzione sarebbe calmierare il prezzo del gas e della Cot, ma il problema va risolto a monte e lo si può fare solo attraverso una nuova strategia di relazione tra l’Europa e i produttori di gas, a cominciare dalla Russia».
da Il Secolo XIX, 24 dicembre 2021