Prima di tutto sarebbe necessario garantire la sicurezza aprendo la strada ad alternative adeguate alle auto private
Le modifiche al Codice della strada sono ormai in vigore da due settimane. Con la pretesa di aumentare la sicurezza delle strade, hanno aumentato le sanzioni per eccesso di velocità, guida al cellulare, consumo di alcol e droghe.
Pochi giorni dopo l’entrata in vigore delle nuove regole, con un atto di “disobbedienza civile”, Filippo Blengino, segretario dei Radicali italiani, si è autodenunciato per guida previa assunzione di sostanze stupefacenti. Aveva fumato cannabis due giorni prima (sottolineiamo: due giorni prima) di mettersi al volante. Lo scopo del gesto è quello di dimostrare la sproporzione tra condotta e sanzioni: difatti, diversamente dal caso di guida in stato di ebbrezza, per il ritiro della patente basta che sia rilevata una positività ai test antidroga anche a distanza di giorni, senza che vi sia una alterazione delle condizioni psico-fisiche.
Questa è una delle molte irragionevolezze di una riforma pensata più per mostrare il braccio muscoloso della legge che per garantire davvero la sicurezza della circolazione dei veicoli. Se quello fosse l’obiettivo, il governo guarderebbe in tutt’altra direzione. Quella indicata, per esempio, da un imprenditore di Livorno, titolare di un locale, che ha pensato di organizzare un servizio di trasporto per i suoi clienti.
Mettersi alla guida in stato di alterazione psico-fisica è molto pericoloso, per sé e, cosa assai più tragica, per gli altri. Rendere le nostre strade sicure solo a suon di minacce di patenti ritirate e multe, però, è fare le cose meno che a metà. Uno Stato degno dei compiti che si è voluto assumere dovrebbe prima di tutto garantire la sicurezza aprendo la strada a servizi adeguati: trasporti pubblici – tassisti e NCC compresi – convenienti, frequenti, affidabili, rispettosi dei contratti di servizio, sicuri e continui. Uber all’uscita della discoteca (o iniziative come i bus di mobilità condivisa di Wayla a Milano) è più utile a togliere la tentazione di guidare ubriachi di qualsiasi sanzione.
Un recente rapporto della Commissione europea sulla qualità della vita nelle città europee mostra per quelle italiane i più alti gradi di insoddisfazione degli abitanti per quanto riguarda le condizioni di trasporto pubblico. Non occorrerebbe inventarsi nulla, per avere strade più sicure: basterebbe sapere che il sabato sera i nostri figli possono tornare a casa in autobus o in metro, o che i privati cittadini possano organizzare attività di impresa per un libero trasporto non di linea. Ma Stato e comuni non riescono nemmeno a garantire il rispetto dei contratti di servizio, figurarsi immaginare le alternative che potrebbero sortire da una deregolamentazione del servizio taxi. Sanzioni improbabili, però, non sono un buon surrogato di trasporti più efficienti.