Servono 55 anni per raggiungere l`Europa

Il Superindice economico creato dall`Istituto Bruno Leoni non offre risultati consolanti

29 Giugno 2015

Corriere della Sera

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Raggiungere l`Europa è sempre un miraggio: le riforme del governo Renzi per ora non hanno lasciato segni rimarcabili nei parametri che contano quando si fa il check up alla salute finanziaria ed economica del Paese. Di questo passo, per centrare l`obiettivo, servirebbero 55 anni. Una mezza vita, insomma.

Il verdetto del Superindice economico creato dall`Istituto Bruno Leoni che monitora la distanza tra l`Italia e la media dei Paesi euro non offre risultati consolanti all`epoca del suo nuovo aggiornamento, fatto con i dati pubblicati il 5 maggio dalla Commissione europea affari economici e finanziari.

«Nonostante le note di crescente ottimismo che hanno accompagnato la definizione delle` strategie e l`approvazione del bilancio per il quinquennio 2015-2019, l`impatto dello sforzo riformatore è pressoché impercettibile», spiega l`economista Nicola Rossi, che firma insieme a Paolo Belardinelli, di Ibl, questa sorta di termometro che consente di fare paragoni anche con la situazione di altri Paesi.

L`avvicinamento dell`Italia alla media dell`eurozona c`è, ma è trascurabile (passa da -0,0166 a -0,0179), mentre se si considera la distanza rispetto al gruppo più ampio dei 28 Paesi dell`Unione si nota addirittura un peggioramento.

Che cosa è successo? O meglio che cosa non è successo? Secondo Rossi è possibile che l`entrata in circolo delle riforme abbia bisogno di tempi tecnici di attuazione e che quindi l`impatto di quanto è stato fatto finora sia visibile e rilevabile solo fra qualche tempo. Ma esiste anche la possibilità che l`agenda delle riforme non sia efficace, dice ancora l`economista. Per esempio, evitando di affrontare in prima battuta tutti i nodi legati al tema della Pubblica amministrazione, che invece sono finiti in fondo alla lista.

Alzando lo sguardo su altri Paesi per vedere quanto dista la casa d`altri dalla comune media europea, si vede un peggioramento della Spagna, mentre il Portogallo conferma il ritmo dì marcia positivo già visibile. Prendendo invece due Stati che sono lungo un cammino di allontanamento e non di avvicinamento dalla media macro dell`euro, Rossi fa notare che la Grecia, al centro di una trattativa estenuante per uscire dal nuovo stallo, mostra in realtà «un`apprezzabile riduzione della divergenza». E lo stesso si può dire (anche se ì numeri sono meno evidenti) della Fran- cia. Trovare Parigi nella lista dei «divergenti» può suonare strano: eppure è così. E il destino di questo Paese è certamente più cruciale per tutta l`area.

Ma come viene costruito il Superindice? Nell`indicatore troviamo il tasso di crescita del Pil in termini reali, il tasso di disoccupazione e tre indicatori dello stato delle finanze pubbliche a cui fanno sempre riferimento le regole fiscali europee: il rapporto tra deficit e Prodotto interno lordo e il rapporto tra debito e Pil, oltre al rapporto tra la bilancia dei conti correnti e il Pii Un paniere di numeri e un meccanismo non difficile da capire anche per i non addetti ai lavori quando si guardano i grafici: se l`Italia fosse la fotocopia della media dell`Unione o dell`euro il valore del Superindice sarebbe zero.

Dal Corriere della sera, 29 giugno 2015

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