Servono scienza e mercato per cucinare il menu perfetto

Nel corso degli ultimi secoli, però, l'intellighenzia occidentale ha più volte mostrato di temere la libertà e lo sviluppo

9 Marzo 2015

Il Giornale

Carlo Lottieri

Direttore del dipartimento di Teoria politica

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Con l’avvio, in maggio, di Expo 2015, l’esposizione universale milanese dedicata al tema «Nutrire il pianeta, energia per la vita», saremo sommersi, tra le altre cose, da una marea di luoghi comuni celebranti la natura contro l’industria, le coltivazioni bio contro quelle Ogm, la felicità del passato contro il grigiore dei giorni nostri.

È difficile comprendere questa retorica se non si avverte che essa è lo sviluppo di filoni cruciali della cultura occidentale. Nel 1750 Jean-Jacques Rousseau s’impose all’attenzione generale vincendo il concorso indetto dall’Accademia di Digione sul tema Se il rinascimento delle scienze e delle arti abbia contribuito a migliorare i costumi . In una fase che vedeva il trionfo delle tesi illuministe, Rousseau sostenne che le arti e le scienze non aiutano gli uomini, ma li corrompono. Quel passaggio fu cruciale e aprì la strada a una critica radicale verso la proprietà e il mercato.

L’ecologismo reazionario che oggi esalta il «mangiar semplice e naturale» proviene da lì, ignaro del fatto che non ci può essere buon cibo in quantità senza conoscenza e tecnologie avanzate: e che tutto ciò esige quella formidabile istituzione che è il libero scambio. Insomma, la fame può essere sconfitta e una cucina salutare (e perfino capace di emozionarci) può trovare posto sulle nostre tavole solo se proteggiamo proprietà privata e autonomia contrattuale. Nel corso degli ultimi secoli, però, l’intellighenzia occidentale ha più volte mostrato di temere la libertà e lo sviluppo. Lungo percorsi contorti, spesso gli europei hanno rifiutato l’incivilimento e lo scambio dei beni e delle idee, senza il quale il primo non è possibile. In questo senso, nell’ambientalismo che mette sotto accusa l’industria alimentare del nostro tempo vediamo il convergere di quell’odio per l’autonomia individuale che di frequente accomuna destra e sinistra.

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