Nicola Rossi: «Quei soldi sono già quasi tutti persi per i ritardi dei Comuni»

Molti Comuni non hanno la capacità di attuazione

8 Agosto 2023

Corriere del Mezzogiorno

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Per l’economista Nicola Rossi le critiche ai tagli sono infondate. «Quei soldi spiega erano già in gran parte persi perché i Comuni non hanno la capacità di progettare e realizzare».

Mai scontate, soprattutto non necessariamente in sintonia con la narrazione del Pd (che pur ha rappresentato in Parlamento fino al 2011) le riflessioni dell’economista Nicola Rossi. «Non accetto sottolinea l’idea di un Sud sconfitto in partenza».

Professore, condivide le preoccupazioni espresse da Mario Casillo, capogruppo democrat nel Consiglio regionale della Campania?
«In linea generale, la questione si pone in termini un po’ diversi. A quanto è dato di capire non c’era l’assoluta certezza di completare i progetti in questione entro il giugno 2026, cioè in tempo utile, entro la data di scadenza del Pnrr. Opportunamente allora si è optato per altri canali di finanziamento, provando a non perdere neanche un centesimo del Piano. Mi sarei atteso che una critica a questa decisione fosse partita dalla presentazione di prove concrete e inoppugnabili sul rispetto della scadenza del giugno 2026 per il completamento di questi progetti. Invece si è criticata la scelta del Governo in maniera poco costruttiva. Siamo chiari: molti dei progetti hanno come enti attuatori i Comuni la cui capacità di progettazione e attuazione è molto ridotta».

Si sostiene che il combinato disposto tra la rimodulazione dei fondi del Pnrr e l’autonomia differenziata, così come immaginata dal ministro Calderoli, daranno davvero il colpo di grazia al Sud?
«In realtà siamo di fronte a due cose diverse, con stati di attuazione diversi. Il Pnnr è a metà della sua vita. Sull’autonomia differenziata invece c’è solo un’ipotesi al vaglio del Parlamento. Se poi mi si chiedesse se l’autonomia può avere un impatto negativo sul Mezzogiorno, risponderei che dipenderà da quale aspetto l’autonomia assumerà in concreto. Ma l’idea di partenza per la quale il Mezzogiorno non riesce a esprimere un’idea di autonomia è, francamente, un po’ umiliante. Poi, è chiaro, tutto dipenderà dai dettagli che saranno cruciali. Personalmente sono attento, se non addirittura preoccupato per le conseguenze sulla finanza pubblica dell’autonomia. Ma la posizione di partenza per la quale il Mezzogiorno è incapace di governare se stesso è molto triste».

Alcuni progetti “tagliati” riguardano il ripristino dell’assetto idrogeologico, la rigenerazione urbana, la viabilità e i trasporti, l’edilizia popolare. Si potranno recuperare come sostiene il Governo con i fondi destinati alle Regioni nell’ambito del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione?
«Questa domanda è utile perché esprime un pensiero che tutti abbiamo e che però non esprimiamo. Il Pnrr, per via di alcune procedure aggiuntive, si ritiene tutto sommato attuabile. Ma quando un progetto viene spostato sui fondi di Coesione, sulla base delle pessime esperienze del passato, si pensa che questi ultimi possano andare persi. Ma è un argomento ragionevole questo? Al contrario, dovremmo fare tesoro di quello di nuovo che c’è nel Pnrr, per esempio l’attenzione maggiore ai risultati rispetto a quanto è accaduto per i fondi di Coesione. La realtà è che questi, privi di procedure stringenti e controlli, hanno fatto gran piacere alle Regioni meridionali».

A parte il merito, i governatori contestano che la ricollocazione del Pnnr è stata effettuata senza un confronto con le Regioni. Condivide il rilievo?
«Io vorrei che tutti i governatori si mettessero in ascolto. Se lo facessero, sentirebbero un orologio che va avanti e che indica che abbiamo davanti solo mille giorni, un niente. Non so se è il tempo di tavoli e negoziati. L’obiettivo dovrebbe essere nazionale. Condivido quello che ha detto il presidente Mattarella, citando De Gasperi. Ha detto che in questo momento decisivo per l’Italia dovremmo metterci tutti alla stanga».

Da Corriere del Mezzogiorno, 8 agosto 2023

oggi, 20 Settembre 2024, il debito pubblico italiano ammonta a il debito pubblico oggi
0
    0
    Il tuo carrello
    Il tuo carrello è vuotoTorna al negozio
    Istituto Bruno Leoni