Ogni anno, alla vigilia del Word economic forum di Davos, Oxfam pubblica puntualmente il rapporto sulle diseguaglianze. Che puntualmente viene ampiamente rilanciato dai grandi giornali italiani con il solito grido di dolore e di indignazione. E altrettanto puntualmente viene cavalcato dal politico o intellettuale di sinistra, nonché da qualche nostalgico dell’esproprio proletario.
Il copione si è ripetuto anche lunedì quando è uscito il report che denuncia una pandemia della disuguaglianza: da una parte ci sono i dieci maggiori patrimoni mondiali che sono più che raddoppiati, da 700 a 1.500 miliardi in due anni di pandemia, e i 13 italiani in più nella lista Forbes dei super ricchi, dall’altra le vittime economiche del Covid, che ha fatto cadere in povertà 163 milioni di persone.
La confederazione internazionale di cui fanno parte diverse Ong punta poi il dito su Jeff Bezos, il numero uno di Amazon, che ha visto decollare il «surplus patrimoniale» nei primi 21 mesi di pandemia a 81,5 miliardi di dollari, «l’equivalente del costo stimato della vaccinazione (due dosi e booster) per l’intera popolazione mondiale».
Subito sono scorsi fiumi di inchiostro sui giornali. E ieri sono partite anche le reazioni sui social. Come quella del vicesegretario del Pd, Peppe Provenzano, che su Twitter ha cinguettato amaro: «Il surplus patrimoniale del solo Bezos nei primi 21 mesi di pandemia (+81,5 miliardi di dollari) equivale al costo completo stimato della vaccinazione per l’intera popolazione mondiale. Dobbiamo combattere insieme il virus della pandemia e il virus della disuguaglianza». Provenzano pensava di lanciare un’adunata dell’uguaglianza e invece si è ritrovato sommerso dalle critiche e da decine di commenti in cui gli viene ricordato che i profitti di Amazon sono decollati facendone aumentare il valore anche grazie a lockdown e restrizioni appoggiate dai Dem.
C’è poi chi fa notare che si mettono maliziosamente insieme due elementi che non c’entrano niente tra loro – ovvero i vaccini e le disuguaglianze/il potere del mercato – lasciando credere che affrontare il secondo problema risolva il primo. O che tassare i milionari risolva il problema della disuguaglianza dei redditi o della mancanza dei vaccini per i Paesi poveri.
Va comunque ricordato, lo abbiamo evidenziato all’inizio di questo articolo, che Oxfam come una specie di Codacons mondiale fa il solito rapporto sulla disuguaglianza fuori controllo ogni anno e sempre con il solito esito. Cambiano i numeri e gli «assist» forniti, quello del Covid ad esempio è stato perfetto. Ma resta il medesimo approccio ideologico che serve più a speculare sul problema delle divaricazioni sociali che a risolverlo. E restano anche i limiti statistici perché, ad esempio, per stimare la ricchezza dei miliardari, Oxfam usa la classifica di Forbes che la esprime senza tenere conto dei movimenti valutari né del potere d’acquisto nei diversi contesti nazionali.
In questo modo si alimenta, inoltre, un pregiudizio sociologico di fondo. Che lo storico tedesco Rainer Zitelmann ha spiegato benissimo nel suo studio comparato sull’invidia sociale e sugli atteggiamenti nei confronti della ricchezza e dei ricchi in cinque Paesi occidentali (Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia e Usa). I casi esaminati da Zitelmann mostrano che i pregiudizi contro i ricchi non solo si ripercuotono negativamente su di loro, ma producono gravi danni a tutta la società. Se le persone non capiscono le vere cause delle crisi sociali ed economiche, preferendo invece credere a spiegazioni semplicistiche e ricorrere all’individuazione di capri espiatori, diventa ancora più difficile trovare soluzioni reali a problemi molto concreti. Sempre che questo sia il vero obiettivo del rapporto di Oxfam.
da La Verità, 19 gennaio 2022