Quando non si sa come risolvere un problema e quando non si sa cosa rispondere alle persone indignate, la soluzione preferita dalla politica è l’istituzione di una bella “commissione d’inchiesta”. E questa è la strada su cui si è avviato il Parlamento con la proposta di una “commissione d’inchiesta sul sistema bancario” che dovrebbe occuparsi della gestione degli istituti di credito negli ultimi anni, della remunerazione dei manager e degli azionisti, della vigilanza sul sistema, delle pratiche scorrette nella vendita di strumenti finanziari, dell’erogazione del credito e magari dell’esposizione alla pubblica gogna dei “grandi debitori”. Vaste programme, di ancora più difficile realizzazione visti i precedenti e lo spirito del tempo che inducono a pensare che uno strumento del genere servirà a regolamenti di conti politici o all’interno dei partiti. “Ma tutto questo a un sistema bancario già in difficoltà non servirebbe a nulla – ha scritto sul Foglio online Alfredo Macchiati, docente di Politica economica alla Luiss – né tutelerebbe il risparmio degli italiani”.
Premesso che se ci sono delle responsabilità penalmente rilevanti è compito della magistratura occuparsene, per tutelare davvero il risparmio sarebbe il caso di occuparsi dell’educazione economica e finanziaria dei cittadini. Perché gli italiani saranno un popolo di risparmiatori, ma il problema è che di risparmio non capiscono granché. Così dopo ogni crac o scandalo bancario assistiamo all’eterno ritorno della discussione sui risparmiatori “truffati” (perché spinti ad acquistare titoli rischiosi ma venduti come sicuri) oppure “incauti” (o meglio, avidi di rendimenti alti e incapaci di valutare i rischi). In ogni caso, siano essi vittime di un raggiro o responsabili delle proprie azioni, alla base c’è comunque un problema di scarsa conoscenza finanziaria. E quindi per evitare investimenti sbagliati di massa, più della gogna sarebbe utile la lavagna.
Le classifiche internazionali sono impietose: secondo il World Competitiveness Index dell’Imd (International institute for management development) l’Italia è al 44esimo posto l’ultimo tra i membri del G8 per diffusione di educazione finanziaria. Stessi risultati per il “Global Financial Literacy Survey” stilato da Standard & Poor’s insieme a Gallup e Banca mondiale: alfabetizzazione finanziaria al 37 per cento, ultima tra i paesi sviluppati, e persino indietro rispetto ad alcuni paesi in via di sviluppo. Recentemente la Banca d’Italia insieme a Consob, Covip e Ivass ha presentato una “Rilevazione sulle iniziative di educazione finanziaria in Italia nel triennio 2012-14” i cui risultati sono tutt’altro che positivi: “L’indagine documenta la frammentazione delle iniziative di educazione finanziaria, molte delle quali con un numero di partecipanti modesto. Sono state censite 206 iniziative, promosse da 256 soggetti. In quasi i due terzi dei casi i programmi hanno coinvolto nel triennio meno di 1,000 persone”.
Il quadro è abbastanza desolante e il problema non sembra molto sentito, ma non mancano esempi incoraggianti che peraltro partono dal basso e per iniziativa dei privati. Da qualche anno ad esempio l’Istituto Bruno Leoni ha avviato, con successo, il progetto “Ibl nelle scuole” per spiegare ai ragazzi i concetti base dell’economia e del funzionamento dei mercati. Le lezioni prendono spunto da racconti di grandi economisti, come “Io, la matita” reso popolare da Milton Friedman che attraverso una matita spiega la complessità e il funzionamento della cooperazione nel libero mercato, oppure dalla “Favola della finestra rotta” di Frédéric Bastiat, un classico che educa al concetto di costo-opportunità mostrando anche “ciò che non si vede”. L’ultima trovata del pensatoio liberista è quella di affiancare Homer Simpson a mostri sacri come Adam Smith, Bastiat e Friedman, attraverso un progetto di raccolta fondi che ha l’obiettivo di donare alle scuole una copia di Homer Economicus. L’economia spiegata dai Simpson, il libro di un economista americano che spiega ai giovani concetti complessi della scienza economica attraverso i personaggi dei cartoni animati. Per tutelare il risparmio futuro, Homer può essere più utile di una commissione parlamentare d’inchiesta.
Da Il Foglio, 8 febbraio 2017