Ronald Coase, Sull’economia e gli economisti, IBL Libri, Torino 2016
279 pagine, 20 euro
Questo volume, edito originariamente in lingua inglese nel 1994 dalla Chicago University Press, comprende alcuni lavori di Ronald Coase che, sia pure meno impegnativi sotto il profilo scientifico, illustrano tuttavia molto bene gli interessi di ricerca dell’autore e i suoi contributi più innovativi alla scienza economica.
Il primo saggio qui presentato non è altro che il testo del discorso pronunciato da Coase nel 1991 a Stoccolma, durante la cerimonia di conferimento del premio Nobel. Esso è utile per comprendere dallo stesso autore qual è il suo più rilevante contributo teorico: la considerazione dei costi di transazione come elemento fondamentale sia per spiegare il meccanismo di formazione delle imprese, sia per giustificare i vari tipi di intervento pubblico che dovrebbe rimediare ai cosiddetti fallimenti del mercato. Coase è a questo riguardo molto critico con la teoria economica prevalente, che per lungo tempo ha preso esplicitamente in considerazione i costi di transazione solo al momento di spiegare l’utilità della moneta come intermediario degli scambi rispetto al semplice baratto. La sua tesi, contenuta nel celebre saggio del 1937 su “La natura dell’impresa”, è che i costi di transazione sono essenziali per comprendere quali funzioni saranno svolte all’interno dell’impresa e quali invece verranno affidate alle transazioni di mercato. Nell’altro suo lavoro fondamentale del 1960, Il problema del costo sociale, Coase polemizza invece con l’economista inglese Arthur Cecil Pigou (fondatore della cosiddetta economia del benessere) riguardo il modo più efficace per combattere le inefficienze dovute agli effetti esterni e all’esistenza di beni pubblici. Com’è noto, Pigou raccomandava l’uso dello strumento fiscale per combattere tali inefficienze mentre Coase, proprio nel caso di assenza di costi di transazione considerato da Pigou, riteneva più efficiente attribuire ai singoli individui alcuni particolari diritti, come il diritto ad inquinare o a non essere inquinati, che avrebbero poi potuto venire scambiati sul mercato: ad esempio, un’impresa che voglia produrre un bene inquinante dovrà previamente acquistare dai soggetti che sarebbero danneggiati da questa produzione i loro diritti a non essere inquinati. Si può mostrare che in tal modo si giunge ad un’efficiente allocazione delle risorse e senza bisogno di un intervento pubblico sul funzionamento dei mercati: è questo il fondamento del cosiddetto ambientalismo di mercato. Nel saggio Coase illustra con molta chiarezza come giunse a formulare le sue proposte alternative e quali furono le influenze intellettuali che lo spinsero su questa strada.
In “Come gli economisti dovrebbero scegliere?” Coase discute i criteri che gli economisti seguono per decidere fra formulazioni teoriche diverse dei problemi economici. Egli polemizza garbatamente con Friedman, sostenendo come la capacità predittiva non sia (e, dal suo punto di vista, non debba neppure essere) l’unico criterio di scelta: una teoria o un modello devono anche renderci capaci di dare una spiegazione complessiva del funzionamento del sistema economico e a questo riguardo la semplice capacità predittiva spesso non è sufficiente.
Di particolare interesse è anche il saggio “Gli economisti e le politiche pubbliche”. Coase dissente da coloro che vorrebbero limitare l’attività degli economisti allo studio puro e semplice dei fatti, senza che da esso scaturiscano raccomandazioni di politica economica, che presuppongono dei giudizi di valore che non è compito degli economisti esprimere. Riprendendo un altro giudizio di Friedman, egli osserva a questo proposito che, almeno nelle società occidentali, i sistemi di valori non differiscono molto da individuo ad individuo e che presupporli implicitamente quando si raccomanda una certa azione di politica economica non è una grave mancanza intellettuale. Forse egli però trascurato il fatto che, anche ammettendo che vi sia tra loro questa comunanza di valori, gli individui attribuiscono a tali valori una rilevanza molto diversa e questo potrebbe influire grandemente sulle politiche che si ritiene opportuno intraprendere. Il saggio continua poi descrivendo successi ed insuccessi degli economisti nel raccomandare provvedimenti di politica economica.
Come Coase stesso ricorda nell’introduzione al volume, il successivo saggio “Il mercato dei beni e il mercato delle idee” suscitò al suo apparire nel 1973 delle reazioni molto aspre sulla stampa americana. Il quesito fondamentale che egli si pone in questo lavoro è molto semplice: perché coloro che sono assolutamente contrari ad introdurre restrizioni al funzionamento di quello che egli chiama il mercato delle idee, cioè a limitare in qualche misura la libertà di espressione e di circolazione del pensiero, sono invece molto spesso favorevoli ad introdurre tali restrizioni sui mercati dei beni? Di solito, queste restrizioni sono motivati con l’ignoranza dei soggetti, con il malfunzionamento dei mercati, con l’esistenza di effetti esterni o di beni pubblici; ma alcune di queste circostanze si verificano in forme analoghe anche sul mercato delle idee. La sua conclusione è interlocutoria: egli chiede infatti di applicare uno stesso metodo nel valutare le diverse forme di restrizione sia per il mercato dei beni sia per quello delle idee, un punto di vista che potrebbe risultare gradito tanto a chi vorrebbe limitare la libertà di espressione, tanto a chi vorrebbe al contrario liberare l’economia dei troppi vincoli normativi. A parziale difesa di coloro che costituiscono l’oggetto della critica di Coase, si potrebbe osservare come in genere le libertà economiche siano intese in senso strumentale, cioè come un mezzo per raggiungere certi fini (in particolare, una più efficiente allocazione delle risorse), che non sempre tuttavia essere in grado di garantire; mentre la libertà intellettuale viene difesa non solo da questo punto di vista, cioè come mezzo per diffondere le conoscenze e sviluppare lo spirito critico, ma anche come fine a se stessa, cioè come un valore che vale la pena di perseguire indipendentemente dalle sue conseguenze sull’organizzazione della società. Si capisce perciò come mai vi siano coloro che, pur riconoscendo certi difetti alla libera circolazione delle idee, sono per principio contrario ad ogni forma di restrizione.
La seconda parte del volume è di carattere nettamente diverso dalla prima, dato che consiste in lavori di contenuto prevalentemente biografico. Come lo stesso Coase ricorda nell’introduzione, i primi quattro contributi non sono altro che parte di una progettata (e mai realizzata) biografia scientifica di Alfred Marshall, il più importante degli economisti inglesi fioriti tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento. Oggi il nome di Marshall è pressoché sconosciuto al grande pubblico, e anche a chi possegga una media cultura; ma per gli economisti di professione i suoi contributi alla moderna economia politica sono ancora oggi ritenuti essenziali, dallo studio del funzionamento dei mercati all’introduzione di certe nozioni fondamentali come quelle di elasticità della domanda e dell’offerta. Coase indaga l’ambiente familiare in cui Marshall si formò ed il suo metodo di indagine economica; il lavoro “La nomina di Pigou a successore di Marshall” ci dà un’idea abbastanza vivida di come avvenisse il reclutamento dei docenti nell’università inglesi di un secolo fa. Altri contributi sono dedicati ad Arnold Plant, Duncan Black e George Stigler. Il volume è concluso da un breve saggio su “L’economia alla London School of Economics negli anni 30”, che ricostruisce in particolare i contributi di Lionel Robbins, Friedrich von Hayek e John Hicks allo sviluppo della scienza economica nel Regno Unito, che proprio grazie al loro contributo cominciò ad interessarsi agli autori della scuola austriaca e all’opera di Walras e Pareto.
Il volume è di gradevole lettura e si raccomanda a tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza del pensiero di uno dei più importanti economisti del Novecento e di un originale difensore dei principi del liberalismo in politica e in economia.
Da Libro aperto, ottobre-dicembre 2016