Quei super profitti da non demonizzare

Se oggi riusciamo ad andare avanti è perché abbiamo aziende che nel settore energetico investono e intraprendono

3 Febbraio 2023

Il Giornale

Carlo Lottieri

Direttore del dipartimento di Teoria politica

Argomenti / Economia e Mercato

Dallo scoppio della guerra russo-ucraina la vita economica è segnata dalla questione energetica. Questo vale per le famiglie come per il sistema produttivo, che soprattutto nei settori ad alto consumo di energia si trova a fare i conti con grandi difficoltà. In tale scenario merita attenzione la notizia secondo cui la Shell, colosso degli idrocarburi, nel 2022 ha realizzato incassi record: sui 42,3 miliardi di dollari, con profitti mai visti. Il caso non è isolato, dato che anche BP ha fatto registrare risultati eccellenti, operando in un settore (gli idrocarburi) che il conformismo green demonizza, ma che resta fondamentale.

Ovviamente c’è chi grida alla speculazione. La tesi sarebbe che proprio il successo di queste aziende sarebbe all’origine dei problemi. E per certi aspetti è evidente che se quei profitti fossero stati minori, il prezzo al consumo di gas e derivati dal petrolio sarebbe potuto essere più basso. Questa, però, è la solita tesi contro il mercato di quanti ritengono che il profitto sia un “extra” che si potrebbe eliminare senza conseguenze: anzi, con un risparmio di risorse. Le cose non stanno così.

Se oggi riusciamo ad andare avanti è perché abbiamo aziende che, anche nel settore energetico, investono e intraprendono, e tutto al fine di intercettare le esigenze dei consumatori. E se adesso il prezzo del gas alla borsa di Amsterdam è in calo, è soltanto perché gli alti profitti hanno attirato investimenti e ciò ha permesso di affrontare meglio la realtà. In fondo, ognuno di noi ha cercato risposte economiche e razionali: diminuendo i consumi, adottando metodi di riscaldamento meno onerosi, riducendo la dispersione del calore, e via dicendo. Alla nostra reattività ai prezzi corrisponde l’analogo dinamismo delle imprese, che ovviamente se radicate nel settore energetico hanno potuto trarre un enorme beneficio dal fatto di offrire un bene divenuto tanto prezioso.

Quando la pianificazione centralizzata apparve all’orizzonte della storia, dopo il colpo di stato di Lenin in Russia, il grande economista austriaco Ludwig von Mises rilevò come quei regimi sarebbero crollati proprio perché si sarebbero privati, con la nazionalizzazione delle imprese, dei prezzi di mercato. L’innalzamento della quotazione del gas e il caro-bollette sono stati dunque segnali importanti, che hanno spinto tutti a immaginare una propria risposta. E i vantaggi conseguiti in quelle circostanze sono il premio per aver soddisfatto esigenze cruciali.

Non è il caso, allora, di demonizzare i profitti, né di immaginarsi concetti inafferrabili come quello di “super-profitto”. Si tratta di comprendere che l’alterazione dei prezzi conseguente alle scelte governative emergenziali, che usano le nostre risorse ottenute con le imposte per ridurre le nostre bollette, sono più un problema che una soluzione. Rispondono a logiche politiche che impediscono alle interazioni di mercato di risolvere nel migliore dei modi le difficoltà.

da Il Giornale, 3 febbraio 2023

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