Tassa piatta sì, ma attenzione a non penalizzare le lavoratrici Servono coperture certe

Intervista a Nicola Rossi

25 Maggio 2018

Corriere della Sera

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Professore, ci siamo. Il governo si avvicina e con esso anche la fiat tax di cui lei è stato uno dei primi teorizzatori. Cosa pensa della proposta contenuta nell’accordo fra i 5 stelle e la Lega?
«Mah, così come viene individuata nel contratto di governo si configura come un semilavorato, con alcune problematiche», risponde l’economista Nicola Rossi, consigliere di amministrazione dell’Istituto Bruno Leoni e autore del libro Fiat tax. Aliquota unica e minimo vitale per un fisco semplice ed equo (Marsilio, 2018).

Quali problematiche?
«Per esempio, quelle di un trattamento non equo per la famiglia e degli effetti penalizzanti per il lavoro femminile. Se si guarda infatti alle due aliquote (15 e 20%) e alle deduzioni previste, si vede che a parità di reddito viene sfavorita la famiglia rispetto al singolo, e lo stesso se si confronta il risparmio d’imposta, a parità di reddito, tra un unico percettore e due percettori di reddito. Entrambi questi effetti non sono ciò che precisamente andrebbe fatto in un Paese come il nostro, che ha due grandi questioni da ‘risolvere: le tendenze demografiche negative e la scarsa partecipazione femminile al lavoro. Si tratta di aspetti della proposta che andrebbero corretti, insieme con altri».

Quali?
«Non viene risolto il problema degli incapienti, perché non è prevista alcuna forma di imposta negativa a favore dei redditi più bassi. Inoltre bisogna coordinare la flat tax col reddito di cittadinanza, per evitare che, come sugli 8o euro, centinaia di migliaia di cittadini debbano restituire il beneficio ricevuto».

Resta poi il problema del costo e delle coperture.
«Quanto costa la flat tax lo si capirà solo quando conosceremo i dettagli. In ogni caso, come dimostra ancora la vicenda degli 80 euro, riduzioni di tasse coperte a debito non hanno gli effetti sperati, perché la gente non le considera permanenti. Per questo suggerirei di trovare fonti di copertura adeguate».

Per ora 5 stelle e Lega fanno affidamento sulla cosiddetta «pace fiscale»: un maxicondono sulle cartelle esattoriali. È d’accordo?
«Pur essendo contrario in generale ai condoni, in questo caso credo che abbia senso, perché veniamo da sette anni molto duri di crisi e il sistema economico è pieno di macerie. Così come è stato risolto il problema dei crediti deteriorati delle banche, credo sia giusto affrontare lo smaltimento dei debiti fiscali».

Lega e 5 stelle vogliono anche superare la Fornero e introdurre il reddito di cittadinanza. Si può fare tutto?
«La mia sensazione è che si prevedano tempi diversi. L’intervento sulla Fornero è stato ridimensionato a un costo di 5 miliardi, mentre il reddito di cittadinanza arriverà solo quando i centri per l’impiego saranno stati potenziati».

Quindi questi interventi andrebbero a regime quando ci sarebbe la maggior crescita che il governo pensa di ottenere con la flat tax?
«Sì, ma ripeto, per precauzione, mi procurerei coperture certe, qualora questa maggiore crescita non si verificasse. Così i cittadini sarebbero sicuri che il taglio delle tasse è stabile. In generale, meno debito facciamo meglio è».

Intanto, per il 2019, bisognerebbe trovare 12,5 miliardi per disinnescare l’aumento dell’Iva e altri io miliardi di correzione dei conti che ci chiede Bruxelles?
«Credo che l’aumento dell’Iva potrebbe consentirci di riequilibrare, come è necessario, il prelievo verso le imposte indirette, riducendo quelle dirette».

Ma aumenterebbero i prezzi, vanificando il taglio delle tasse.
«No, se la flat tax venisse costruita bene il vantaggio fiscale resterebbe anche se l’inflazione dovesse passare dall’1 al 2%».

Il vantaggio ci sarebbe soprattutto per i più ricchi.
«La buona progressività si fa non dal lato delle imposte ma della spesa, chiedendo ai più abbienti di contribuire ai servizi pubblici».

La principale differenza con la sua flat tax?

«Io propongo una sola aliquota al 25%, senza penalizzare il secondo reddito e con coperture certe».

Da Corriere della sera, 25 maggio 2018

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