Dal 1 aprile, con la fine dello stato di emergenza, verranno meno anche i fondi con cui lo Stato ha consentito ai comuni di sospendere la riscossione della tassa per l’occupazione del suolo pubblico. Questo ha consentito a migliaia di pubblici esercizi di mettere sedie e tavolini all’aperto e limitare l’emorragia di ricavi dovuti alle restrizioni per il Covid-19. Alcuni comuni, come Milano, hanno previsto un rientro graduale con un canone ridotto, anche per dare tempo ai locali che lo desiderano di fare richiesta per convertire l’occupazione temporanea in permanente e mantenere, in tal modo, il nuovo modello di business che hanno sviluppato in questi due anni.
Che la tassa sarebbe tornata era pacifico ed è pacificamente accettato anche dagli stessi esercenti. Tanto più che molti, non avendo lo spazio fisico per accogliere i clienti all’aperto, hanno dovuto tirare la cinghia e hanno forse più bisogno di altre forme di supporto. Eppure, viene da chiedersi se non sia opportuno soprassedere qualche mese prima di tornare alla normalità. Forse ci stiamo finalmente lasciando la pandemia alle spalle – ed è una buona notizia – ma non possiamo ignorare la fragilità della fase che stiamo attraversando, col brusco rallentamento della crescita dovuto alla crisi energetica e alla guerra in Ucraina. Gli aumenti dei costi dell’energia e delle materie implicano una nuova stagione di sacrifici per gli esercenti: ora che si avvicina la bella stagione i dehors sono un asset importante per integrare i loro servizi.
Nessuno più di noi dell’Istituto Bruno Leoni è consapevole dell’importanza di tenere in ordine i conti pubblici. Il debito pubblico si sta espandendo a una velocità senza precedenti. È davvero ironico che si riscopra il rigore solo quando si tratta di rilanciare sulle tasse, e mai quando invece sarebbe opportuno ragionare prima di dare il via libera a spese più che discutibili, inclusi molti investimenti previsti dal Pnrr. Lo stesso presidente Draghi ha più volte detto che questo è il momento di dare, non di prendere: l’esecutivo dovrebbe essere coerente e non smentire questa promessa proprio di fronte a una categoria tra le più colpite, direttamente e indirettamente, dalle norme anti-Covid.
15 marzo 2021