Non occorre che si sia letta nemmeno la metà dei libri delle Oche del Campidoglio, è sufficiente aver sfogliato il catalogo, letto di fila i titoli, aperto le bandelle per capire che dalla metà degli anni Ottanta la casa editrice Liberilibri, di cui ricorrono quest’anno i trent’anni di attività, ha offerto un punto di vista ulteriore rispetto alla dicotomia dominante dal secondo dopoguerra della morale cattolica e della politica socialdemocratica.
Non è – purtroppo – un’impresa commerciale quella dell’editore Aldo Canovari, perché i lettori non sono mai abbastanza per renderla profittevole; non è nemmeno un progetto editoriale. E’, più ampiamente, un progetto culturale attraverso il libro. Un mezzo antico, forse pure arcaico, dalle copertine fragili e porose, dalle centinaia di pagine di saggistica che ormai in pochi fanno finta di leggere, eppure un mezzo che, in trenta anni di infaticabile lavoro, ha raggiunto un obiettivo: ampliare gli argomenti e le argomentazioni del dibattito sociale, politico, economico, filosofico e giuridico del nostro paese.
Dopo sei lustri di tenace attività, ad alcuni osservatori della cultura politica italiana è venuto naturale chiedersi quali siano i contorni del Residuo che fa da interlocutore alla Liberilibri e quali siano stati gli obiettivi raggiunti o disattesi della casa editrice. Lo hanno fatto, ognuno secondo il suo mestiere e il suo angolo di visuale del mondo, in un libro che ci è parso giusto pubblicare come IBL Libri: come ringraziamento, o tributo, alla Liberilibri, il cui lavoro è stato tanto importante, anche per noi, per maturare uno sguardo diverso sul mondo. Come il profeta Isaia ricordato da Albert J. Nock, il cui saggio “Il mestiere di Isaia” è stato tradotto in apertura della raccolta, Liberilibri continua infatti a seminare profezie per un Residuo sconosciuto nel numero e nelle fattezze, ma nella consolante certezza di aver fatto ciò che intimamente credeva opportuno fare.
Questo lavoro di semina è un po’ anche il nostro: libri, seminari, conferenze sono tasselli del tentativo di rendere nuovamente vive e vitali, anche in Italia, le idee di libertà. Basta aprire i giornali per accorgersi che siamo ben lontani dal tempo del raccolto. Un po’ ci rincuoriamo pensando, con Guglielmo il taciturno, che non occorre sperare per intraprendere, né riuscire per perseverare. E un po’ restiamo convinti, guardando al mondo che ci sta attorno e ad altre esperienze internazionali. che il tempo di raccogliere verrà. Un piccolo istituto come il nostro, un piccolo grande editore come Liberilibri, hanno poche risorse ma un grande alleato: la realtà.