Mingardi: "Siamo un Paese dove in molti settori economici paga opporsi all’arrivo delle novità"
Provano rabbia, e una punta di imbarazzo, gli italiani che non riescono a prendere un taxi. Questa non è neanche più una novità. Ma a rompere lo stato di connivenza del caos taxi in Italia è un giornalista del Wall Street Journal, che tuona impietoso con un articolo che sancisce l’Italia dei taxi introvabili, prendendo Milano a titolo esemplificativo: “Trovare un taxi nella capitale finanziaria italiana quando piove comporta lunghe file e pazienza. Durante le fiere e le sfilate di moda è ancora più difficile – scrivono –: la domanda aumenta, ma il numero di taxi rimane invariato”.
Le dolorose attese per i taxi, spiega il giornale, “offrono un indizio sui 30 anni di stagnazione del Paese”. Secondo il quotidiano, il problema è da rintracciarsi negli interessi degli stessi tassisti e delle solite, mancate licenze. “Per anni – si legge nell’articolo – tassisti italiani si sono messi al riparo dalla concorrenza facendo pressioni per limitare il numero di licenze e per limitare le società di sharing come Uber. I sindaci che cercano di affrontare i tassisti possono andare incontro a scioperi e blocchi stradali che paralizzano le città”. Il fatto che un gruppo di professionisti, guidati da interessi personali, sia riuscito a bloccare concorrenza e innovazione è un po’ l’emblema di questo mancato salto finanziario che il Belpaese avrebbe già dovuto compiere. Il Wsj evidenzia come l’economia italiana sia cresciuta a malapena negli ultimi 30 anni. Rispetto al 2007, l’Italia è ancora oggi ferma all’1,5% di crescita rispetto al 13% della Francia o il 17% della Germania.
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