Troppe leggi, pochi traguardi. L’Italia negli ultimi trent’anni «ci ha provato a fare delle riforme, forse perfino troppo», con il risultato a volte «di fare un passo avanti e poi due indietro». Alberto Saravalle e Carlo Stagnaro partono da qui per spiegare il loro libro «Molte riforme per nulla» (Marsilio), presentato ieri sera al «Bdc» di borgo delle Colonne, attraverso un dialogo con la presidente dell’Upi e di Confindustria Emilia-Romagna Annalisa Sassi e il giornalista della «Gazzetta» Aldo Tagliaferro.
«Abbiamo fatto troppe leggi, ma poco si è davvero riformato, poco è davvero cambiato – chiarisce subito Saravalle, professore di diritto dell’Unione europea all’Università di Padova -. Le riforme presuppongono una visione del mondo e richiedono di essere concretamente attuate».
Esigenze e leggi sembrano parlare due linguaggi diversi. Pare quasi esista una sorta di incomunicabilità, che nasce principalmente dalla mancanza di uno sguardo specifico: «Quello della progettualità a lungo periodo» sottolinea la presidente Sassi. «Lo fanno emergere chiaramente anche i dati riportati all’interno di questo libro – prosegue Sassi -, che descrive gli ultimi trent’anni del Paese. In questo lasso di tempo gli altri Stati sono cresciuti anche in maniera importante – dice -. L’Italia invece è rimasta ferma».
Se i risultati delle riforme in Italia sono incerti, non è così semplice trovare una spiegazione univoca: «Le ragioni – fanno sapere gli autori – sono tante e complesse, ma hanno una comune radice: non hanno funzionato perché in fin dei conti non le abbiamo volute». Questo ha fatto sì che «i cambiamenti siano avvenuti sempre in maniera incompleta, non efficace, insufficiente, intermittente», fa notare Saravalle. Un ruolo importante lo hanno anche i giornali, soprattutto nazionali: «È fondamentale creare una cultura della riforma, spiegare, informare, creare un dibattito – interviene Tagliaferro -. Se vogliamo pensare all’economia dobbiamo anche ripartire da lì».
Le riflessioni riportano all’immediato presente, fino al Pnrr e il Next Generation Eu. «Sono risorse che ci possono davvero aiutare – commenta Stagnaro, direttore dell’istituto di ricerche Bruno Leoni -. Se usate bene consentirebbero di accelerare quegli investimenti e quelle riforme che servono per rilanciare l’economia del Paese». Per farlo, però, «non bisogna aspettare qualcuno o qualcosa – chiosa Stagnaro -. Bisogna capire che le riforme servono a noi, dobbiamo investire per fare qualcosa che servirà per il futuro».
dalla Gazzetta di Parma, 25 maggio 2022