Tutti gli errori di Piketty messi a nudo

Recensione del libro pubblicato da IBL Libri: "una formidabile cassetta degli attrezzi per non farsi fregare dal pauperista dietro l'angolo"

3 Aprile 2018

Il Giornale

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Tutti gli errori di Piketty, edito da Ibl libri, è un libro molto utile. È un piccolo manuale per combattere il pregiudizio più virale dell’attuale dibattito politico internazionale: la disuguaglianza sarebbe aumentata e, corollario immediato, per questo motivo le cose non andrebbero bene.

Il supporto teorico di questa gigantesca fake news nasce proprio dall’enorme successo e dalla diffusione del Capitale nel XXI secolo dell’economista francese. La sua teoria economica si basa su una formula: il capitale, il suo rendimento, è superiore al tasso di crescita del Pil. Ciò comporta una maggiore concentrazione della ricchezza: i capitalisti, per usare un armamentario marxiano, diventano sempre più ricchi, rispetto ai lavoratori, che diventano sempre più poveri. I fan dell’economista francese considerano questa una legge ineludibile del capitalismo e con Piketty chiedono una soluzione: una tassazione confiscatoria che restituisca giustizia alla società. Lasciando perdere per un attimo la parte prescrittiva (che in un Paese di proprietari di prime case non attacca molto), se andate al bar o su facebook, tutti vi diranno che la situazione è proprio quella descritta da Piketty: troppa disuguaglianza.

Nel testo dell’Ibl, che raccoglie interventi di diversi autori, non solo si smonta il gigantesco, in termini di pagine, Capitale, ma anche questa idea diffusa di disuguaglianza intollerabile. Chris Giles del Financial Times, ad esempio, mette in evidenza le contraddizioni tra i dati forniti da Piketty e quelli dei centri nazionali di statistica e scrive: «Ho scoperto che le sue stime sulla disuguaglianza della ricchezza sono inficiate da una serie di criticità ed errori. Alcuni numeri sembrano costruiti semplicemente sul nulla… due dei risultati principali del Capitale e cioè che la disuguaglianza ha cominciato ad aumentare negli ultimi trent’anni e che gli Stati Uniti hanno una distribuzione ovviamente più disuguale dell’Europa, non apparivano più così certi». Antonio Foglia dopo avere contestato, anche lui, l’evoluzione tra ricchezza e reddito descritta da Piketty, nota: «forse un nuovo approccio alla disuguaglianza non è affatto necessario, dopo tutto a livello mondiale gli standard di vita sono in continuo miglioramento e stanno convergendo». Nel suo saggio Matt Ridley prende in causa l’Italia. Ricorda come la disuguaglianza globale non stia salendo, al contrario stia precipitando: «per un quarto di secolo gli abitanti dei Paesi poveri sono diventati più ricchi ad una velocità maggiore degli abitanti dei Paesi più ricchi. L’economia del Mozambico è oggi cresciuta del 60 per cento rispetto a come era nel 2007; quella italiana si è contratta del 6 per cento. Non è questa redistribuzione della crescita dal mondo ricco al mondo povero la grande novità sulla disuguaglianza?».

Il libro della Ibl è una formidabile cassetta degli attrezzi per non farsi fregare dal pauperista dietro l’angolo.

da Il Giornale, 1 aprile 2018

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