Uber sfida i taxi romani. +20% di clienti al mese

Diego Menegon, in un Paper per l'Istituto Bruno leoni, spiega perché è giunto il momento di liberalizzare

23 Luglio 2014

Il Messaggero

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Il servizio Taxi di Roma rimane parcheggiato nei bassifondi delle graduatorie europee e le applicazioni come Uber il programma per smartphone che permette di trovare vetture alternative grazie a un tocco di polpastrello scala le classifiche dei download (+19% al mese). Secondo l’ultimo report dell’Istituto Bruno Leoni però «l’avvento di smartphone e nuove tecnologie ha ormai rivoluzionato il settore» tanto da rendere non più rinviabile una “deregulation”. Anche perché «nei Paesi stranieri che hanno messo in pratica le liberalizzazioni – dall’Irlanda, alla Svezia – si è registrata una riduzione media delle tariffe e un significativo aumento della domanda» dei consumatori.

RANKING EUROPEI
L’ultima indagine Eurostat piazza i taxi della Capitale al penultimo posto per qualità del servizio, davanti solo a Lubiana, e dietro a tutte le grandi metropoli del continente. E anche il costo delle corse dentro al Raccordo è maggiore rispetto a Napoli, Palermo, Bologna e Firenze. Ecco perché molti consumatori decidono di rivolgersi altrove. E Uber, spiegano dall’headquorter italiano della società nata a San Francisco quattro anni fa, «oggi cresce a una media del 19-20% ogni mese e negli ultimi mesi a Roma c’è stata un’ulteriore accelerazione».
Questa app – presente ormai in ottanta città di tutto il mondo, da Amsterdam a Singapore, da Londra a Melbourne, e in Italia a Roma e Milano – si scarica gratuitamente e permette di visualizzare su una mappa la posizione in cui si trova l’utente e quella dell’auto con conducente più vicina. In pochi secondi viene calcolato il tempo di attesa previsto e e per la prenotazione basta un click. Il pagamento avviene con carta di credito e i prezzi sono circa il 20% superiori a quelli dei taxi. Una differenza che però non spaventa i consumatori, se è vero che oggi Uber capitalizza 17 miliardi di dollari, ovvero di più di due giganti dell’autonoleggio come Hertz ($12.5 miliari) o Avis/Budget Group (6.32 miliardi).

CLIENTI E PREZZI
Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto Bruno Leoni sul “Servizio di Taxi e auto a noleggio” le nuove tecnologie «hanno fatto venire meno le distinzioni» tra auto bianche e Ncc. «Nel 1993 – spiega Diego Menegon di Ibl – la giurisprudenza poteva ancora sostenere che le “attività di servizio di taxi e di noleggio con conducente si differenziano per la natura del servizio effettuato”. Ma oggi l’evoluzione tecnologica e la possibilità di reperire con un semplice sms la macchina più vicina consente di metterlo in dubbio». Secondo Menegon, che ha curato il rapporto, «nonostante le distinzioni normative, gli Ncc svolgono di fatto un ruolo almeno in parte sostitutivo del taxi». Rivolgendosi alla stessa clientela: «Oggi l’applicazione Uber si è diffusa anche tra la clientela occasionale».
Ecco perché, secondo l’Istituto Bruno Leoni, serve una vera liberalizzazione. «Lo suggeriva già nel 2006 l’Autorità per la concorrenza. Ora è venuto il momento di abolire quelli che l’Antitrust ha individuato come “elementi di discriminazione competitiva tra taxi e Ncc in una prospettiva di piena sostituibilità dei due servizi”.
In questo modo si otterrebbe una riduzione media delle tariffe e un significativo aumento della domanda».

Da Il Messaggero, 23 luglio 2014

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