Un libro, cinque motivi per leggerlo

Perché scrivere - o leggere - un libro dedicato a quanto avvenuto con il Superbonus nel nostro paese è importante?

20 Gennaio 2025

Eco – Rivista Mensile di Economia

Giacomo Anastasia

Giovanni Brocca

Argomenti / Politiche pubbliche

Perché scrivere – o leggere – un libro dedicato al Superbonus? La prima e più importante risposta è che il Superbonus rappresenta il più colossale esempio di politica industriale dell’intera storia repubblicana. Anzi: è probabile […] che nessun paese al mondo abbia mai sperimentato nulla di vagamente comparabile. Ecco i nostri cinque motivi per leggerlo. 

Una secchiata d’acqua in faccia  

È probabilmente la sensazione di chi, favorevole o comunque non contrario al Superbonus, si trovi a leggere il libro di Capone e Stagnaro. Sorprendentemente, infatti, il dibattito pubblico sul tema è stato molto limitato rispetto alle proporzioni della misura, e le voci contrarie poche e poco ascoltate. Superbonus ha il merito di mettere in fila i numeri e ricostruire la genesi del provvedimento in maniera sistematica, sollevando questioni scomode e individuando responsabilità precise. È un libro coraggioso: non risparmia alcun personaggio politico o istituzione coinvolti nella vicenda, o quasi. 

Inchioda le (ir)responsabilità  

Se il Superbonus è stata un’ubriacatura collettiva decisa dalla politica, la colpa è anche di chi ha sistematicamente sbagliato le previsioni. In altre parole, la responsabilità è tanto della politica quanto dei tecnici e dei corpi intermedi. Capone e Stagnaro analizzano perché la Ragioneria generale dello stato, responsabile della “bollinatura” del provvedimento — ovvero l’approvazione della sua sostenibilità fiscale — si sia resa protagonista di macroscopici e ripetuti errori di previsione. Non solo, mostrano come associazioni di categoria, sindacati ed ecologisti marciassero stranamente compatti nel sostenere la misura; e documentano come dubbie analisi di centri studi con interessi di parte abbiano inquinato il dibattito pubblico, puntualmente smentite dall’evidenza e da ricerche indipendenti. 

Una prima riflessione sugli effetti economici e ambientali  

C’erano buone ragioni per dubitare del Superbonus già in partenza. Sussidiare il 110% di una spesa è opinabile sul piano redistributivo, produce in teoria una domanda infinita con evidenti rischi per le casse dello stato e incentiva imprese e privati a colludere per aumentare i costi. E ce ne sono di ottime per continuare a farlo ora. Solo il 4% degli immobili italiani ne ha beneficiato, favorendo soprattutto famiglie a reddito medio-alto. La cessione illimitata del credito ha creato di fatto una moneta fiscale, facilitando le truffe (le stime parlano di 15 miliardi di euro di frodi, più di quanto costerebbe costruire il ponte sullo Stretto di Messina odi quanto l’Italia spende all’anno per l’università). Contrariamente alle fantasiose stime su possibili moltiplicatori fiscali — l’aumento del Pil ottenuto per ogni euro speso dallo stato—secondo le più recenti valutazioni del Fondo monetario internazionale, quello effettivo è stato molto più basso di uno. Pensato per stimolare la domanda in un momento di crisi quale la pandemia, è entrato in azione a ripresa già in corso, alimentando l’inflazione. Si potrebbe pensare che il fallimento economico possa essere stato bilanciato da un grande successo dal punto di vista degli effetti sull’ambiente. Purtroppo, così non è. Anche gli studi con le ipotesi più favorevoli indicano chiaramente che il Superbonus porta a una riduzione limitata e costosissima dei consumi di energia. 

Dimensioni spaventose  

Nelle ultime pagine del libro, Capone e Stagnaro paragonano le cifre del Superbonus con quelle di altre misure economiche nella storia italiana. Soprattutto per i non addetti ai lavori, il confronto è molto utile perché non è sempre facile, quando sì ragiona in termini di miliardi di euro, capire le dimensioni reali degli interventi di finanza pubblica. Si scopre, ad esempio, che in due anni il Superbonus (160 miliardi di euro, su 220 miliardi totali di bonus edilizi nel periodo 2021-2023) sia costato all’Italia più di trentacinque anni di “baby pensioni” (130 miliardi di euro di costo in termini reali), più di cinque volte il Reddito di cittadinanza (34 miliardi in quattro anni), più di quanto si spende all’anno in sanità (131 miliardi nel 2023) o in istruzione (79 miliardi nel 2022). Sedi solito non leggete le appendici dei libri, fatelo questa volta perché ne vale la pena. 

Come fare perché non riaccada  

Con l’alto livello del debito italiano, la bassa crescita e il Patto di stabilità nuovamente in vigore, una spesa così non sarebbe più possibile. Ciononostante, si può fare tesoro dell’esperienza per evitare che errori simili vengano commessi in futuro. Capone e Stagnaro avanzano alcune proposte, compreso aumentare l’indipendenza della Ragioneria generale dello stato dalle pressioni politiche e rendere più trasparenti le sue valutazioni, che oggi non vengono rese pubbliche. Non solo, l’occasione è utile per riflettere sull’importanza delle regole fiscali: saranno pure un limite alla discrezionalità di cui si può aver bisogno in momenti di emergenza, ma evitano che politiche sconsiderate peggiorino la situazione. 

oggi, 21 Gennaio 2025, il debito pubblico italiano ammonta a il debito pubblico oggi
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