L’avvio della campagna vaccinale segna l’inizio della fine della pandemia. Man mano che la somministrazione dei vaccini andrà avanti, dovranno allentarsi anche le restrizioni alle nostre libertà economiche e civili. Per questo è tanto importante che le operazioni procedano il più velocemente possibile, che si possa, se non #vaccinareh24, almeno con la capillarità più ampia possibile, fino a raggiungere il 70-80 per cento della popolazione e consentirci di tornare gradualmente a vivere una vita normale.
Siamo tutti consapevoli delle complessità tecniche e logistiche della campagna vaccinale. Nel giro di pochi mesi, dovranno essere inoculate decine di milioni di dosi di vaccino. Tuttavia, la sfida che l’Italia si trova ad affrontare è del tutto analoga a quella con cui si confrontano gli altri paesi: i vaccini sono gli stessi, le difficoltà sono le medesime, i problemi di conservazione, utilizzo e coordinamento sono uguali. Per quanto si tratti di un’iniziativa complessa, insomma, è anche un tipo di evento nel quale ciascuno può (e dovrebbe) imparare dagli altri: cercando di comprendere i propri inevitabili errori, correggendoli, traendo insegnamento dagli sbagli altrui e inseguendo le best practice.
Per questo, da oggi l’Istituto Bruno Leoni ospita sul proprio sito le infografiche sull’andamento della campagna vaccinale nei diversi paesi elaborate nell’ambito del meritorio progetto OurWorldInData.org. Nel momento in cui scriviamo questo editoriale, Israele ha già vaccinato il 14 per cento della popolazione, il Regno Unito e gli Usa circa l’1,4 per cento, mentre gli Stati membri dell’Unione europea vanno da un numero simbolico di vaccinazioni in Francia allo 0,3 per cento della popolazione in Germania. L’Italia, con lo 0,2 per cento della popolazione vaccinata, al momento si trova in una situazione intermedia.
Ma è presto per trarre conclusioni, in un senso e nell’altro. Gerusalemme vanta tradizionalmente una eccellente capacità di organizzazione. Londra e Washington hanno avviato la campagna vaccinale qualche giorno prima dell’Europa. Ma più passano i giorni più le velocità di vaccinazione dovranno convergere: ecco perché è importante monitorarle insieme.
Sotto entrambi i fronti, il nostro paese, come gli altri, non può permettersi di indulgere né nell’approvvigionamento né, tantomeno, nella distribuzione. L’avvio della vaccinazione non è confortante: il relativo piano è estremamente generico e soprattutto lacunoso dal punto di vista logistico; le regioni mostrano velocità di somministrazioni troppo distanti tra loro per poter essere spiegate con ritardi fisiologici; alcune regioni – come Lombardia e Molise – hanno somministrato solo una piccola porzione delle dosi disponibili, mentre altre (come il Lazio) stanno facendo meglio. Mancando una previsione dettagliata delle modalità, ognuna si è organizzata a modo suo e le responsabilità – come purtroppo spesso accade – non si sa più di chi siano.
Siamo consapevoli che vaccinare la popolazione nei tempi desiderati è uno sforzo immane: la scienza, la ricerca, l’industria farmaceutica hanno fatto la loro parte in questo sforzo. Ora lo Stato e le regioni non possono fallire nella loro.